Venezuela, giù l’inflazione ma la crescita non c’è

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La Banca Centrale del Venezuela (BCV) certifica che l’inflazione rallenta e si attesta al 9,8% nei primi otto mesi del 2012, ma resta comunque più alta rispetto allo scorso anno che nello stesso periodo era del  8,6 .

Il calo, fanno sapere dalla Banca Centrale è principalmente dovuto alla diminuzione dei prezzi dei beni alimentari al consumo. In effetti, tra gennaio e agosto prezzi dei generi alimentari sono aumentati dell’ 8,4%, un significativo rallentamento rispetto 22,9% nei primi otto mesi del 2011. Nelson Merentes, il presidente della Banca Centrale, sostiene che il contenuto aumento dei prezzi è stato causato da diversi fattori: un aumento della produzione nazionale, la legge “Fiera Prezzi”, e una migliore distribuzione. E soprattutto grazie alle importazioni a basso costo grazie alla politica monetaria del presidente Hugo Chávez. Nel corso degli ultimi due anni, l’amministrazione del presidente Hugo Chávez ha mantenuto il tasso ufficiale di cambio fissato a VEB 4.30 per dollaro USA. Pertanto, le importazioni di massa possono finalmente colmare la scarsità di beni locali e soprattutto si riesce a dare una maggiore stabilità ai prezzi finali. Nel primo semestre dell’anno, il Foreign Exchange Administration Commission (Cadivi) ha approvato USD 3,2 miliardi di dollari, un aumento del 50% in valute estere assegnate per importare cibo. In un ambiente in cui l’iniezione di spesa pubblica aumenta la domanda, considerando che la produzione alimentare nel settore privato si riduce del 9%, le importazioni sono diventati un elemento chiave per contenere l’inflazione. Oltre alle importazioni, le autorità governative hanno bloccato i prezzi di alcuni alimenti chiave nell’alimentazione venezuelana: pasta, riso e farina di mais, prodotti largamente consumati e che di conseguenza hanno un forte impatto sull’inflazione. Il timore è che passate le elezioni, il potere esecutivo non potrà mantenere il blocco del prezzo e l’inflazione tornerà a volare. Non solo, a medio termine, la possibilità di stabilizzare il tasso di cambio ufficiale sembra essere in gioco. E con una moneta locale debole, una spesa pubblica elevata si rischia il tracollo, in un rapporto pubblicato il 24 luglio, Barclays Capital ha sottolineato che il trend indica che il divario settore pubblico tra le entrate e le spese sarà il 16,5% del Pil di quest’anno, contro il 11,6% nel 2011. Dati scoraggianti che noi allettano gli investitori esteri e non fanno percepire nel breve periodo possibilità di miglioramento economico per il Venzuela.