Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha rigettato, in 2 maggio, definendola come falsa, la dichiarazione del ruolo della Russia nella situazione in Venezuela fatta dai rappresentanti statunitensi, riporta la Tass. «L’enumerazione di tutto ciò che i rappresentanti ufficiali dell’amministrazione americana dicono del Venezuela, porta a infinite domande, e di norma, in termini diplomatici, la risposta a tutte queste domande sarebbe “sbagliata”», ha detto il diplomatico russo.
La Russia mobiliterà gli sforzi di tutti gli Stati che rispettano la Carta delle Nazioni Unite per contrastare i piani degli Stati Uniti sul Venezuela, ha poi detto Lavrov: «La nostra posizione sarà molto semplice. Mobiliteremo un gruppo di Stati che, come noi, rispettano la Carta delle Nazioni Unite per contrastare tali schemi». Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha riferito che durante una conversazione telefonica con il Segretario di Stato americano Michael Pompeo è stato raggiunto un accordo per continuare i contatti sul Venezuela.
«Abbiamo concordato di continuare i contatti, in particolare sul Venezuela. Tuttavia, non vedo il modo in cui le posizioni possono essere combinate – le nostre posizioni, da un lato, che si basano sulla Carta delle Nazioni Unite e sui principi e le norme del diritto internazionale e le posizioni degli Stati Uniti, dall’altro, che nominano da Washington “presidenti ad interim” in un altro paese, richiedono che le autorità legittime capitolino e minaccino di usare la forza contemporaneamente a sanzioni oppressive per cambiare il regime. Le posizioni sono incompatibili, ma siamo pronti a parlare», ha sottolineato Lavrov.
L’intenzione degli Stati Uniti di tornare alla dottrina Monroe significa mancanza di rispetto non solo per il Venezuela, ma per il popolo latinoamericano in generale, ha sintetizzato Sergey Lavrov: «Credo che tali dichiarazioni così rumorose di tornare ad una dottrina di 200 anni fa riflettono soprattutto mancanza di rispetto non solo per il popolo venezuelano, ma per il popolo latinoamericano in generale», ha detto il ministro degli esteri russo.
Lo stesso Juan Guaidó ha insistito che il Venezuela è “vicino” a cacciare Nicolás Maduro e a ripristinare la democrazia.
Guaidó ha detto a FoxNews la notte del 1 maggio che i suoi sostenitori «resteranno per le strade» per tutoli tempo che ci vorrà per rimuovere la dittatura socialista di Maduro: «È molto vicino… restiamo in strada perché rimaniamo uniti e le forze armate ascoltano questo messaggio di unità, di progresso (…) Siamo molto vicini a raggiungere la nostra libertà». Guaido ha detto di non poter dare «una data o un’ora specifica (…) i processi della democrazia, hanno sempre preso tempo».
Guaidó ha esteso i suoi ringraziamenti all’America e all’amministrazione Trump per «la loro determinazione a difendere la democrazia nella regione», definendo «molto importante» il sostegno del mondo libero: «Andiamo avanti e sappiamo di avere il sostegno degli Stati Uniti e della comunità internazionale», ha detto Guaido.
Graziella Giangiulio