VENEZUELA. Guaido e Maduro insieme al governo, dice Washington

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Il 31 marzo gli Stati Uniti hanno invitato il venezuelano Juan Guaido a rinunciare alla presidenza almeno temporaneamente, perché Washington deve ricalibrare la sua strategia per spodestare il leader chavista Nicolas Maduro. In un cambiamento improvviso dopo più di un anno di sforzi guidati dagli Stati Uniti per rovesciare il leader di sinistra, il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha detto che Maduro e Guaido dovrebbero istituire un governo di transizione per organizzare le elezioni tra sei o dodici mesi.

Ma Pompeo ha segnalato che gli obiettivi degli Stati Uniti non sono cambiati, dicendo che Guaido è il benvenuto alle future elezioni, mentre Maduro deve lasciare il potere, riporta The Globe Post: «Abbiamo sempre chiarito che Nicolas Maduro non governerà mai più il Venezuela», ha detto Pompeo.

Guaido può e dovrà candidarsi, ribadisce Pompeo ha risposto: «Penso che sia il politico più popolare del Venezuela. Penso che se ci fossero le elezioni oggi, potrebbe fare incredibilmente bene. Ma, cosa ancora più importante, continuiamo a sostenerlo nel percorrere insieme questa via verso la democrazia, lavoriamo a stretto contatto con lui» ha detto Pompeo.

Nell’agosto del 2019, mentre erano in corso i colloqui tra l’opposizione e il governo, Guaido aveva fatto un’offerta simile di condivisione del potere a Maduro. Ma prima che il presidente potesse rispondere, l’amministrazione Trump aveva annunciato nuove sanzioni contro il Venezuela, che hanno portato alla rottura dei negoziati.

Elliott Abrams, l’uomo dell’Amministrazione Usa sul Venezuela, ha detto che gli Stati Uniti riconoscono ancora Guaido come presidente ad interim, ma per ora è meglio seguire altra via.

Circa 60 nazioni condividono il riconoscimento del Guaido da parte degli Stati Uniti e sostengono la rimozione di Maduro, che sta gestendo un’economia in crisi da anni di iperfinflazone che ha fatto fuggireudal paese milioni di persone. Maduro, comunque, rimane al potere con l’appoggio dei militari, della Russia e della Cina.

Maddalena Ingroia