VENEZUELA. Guaidò contro Parra, che non lo affronta

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Il presidente del parlamento venezuelano Juan Guaido è entrato il 7 gennaio nel palazzo del congresso nonostante presenza delle forze di sicurezza all’ingresso, dopo che il partito socialista di Maduro, il 5 gennaio aveva installato una leadership parlamentare rivale.

Guaido si era comunque impegnato a tentare di presiedere la sessione dell’8. Le immagini della televisione locale hanno mostrato Guaido discutere per mezz’ora con le truppe che hanno bloccato l’ingresso dell’edificio legislativo, ma alla fine hanno permesso a lui e a una manciata di parlamentari alleati di passare.

All’interno, una breve sessione guidata da Luis Parra, che il 5 gennaio aveva prestato giuramento agli alleati del presidente Nicolas Maduro in qualità di presidente del Parlamento, si era già conclusa, secondo Reuters. Il giuramento di domenica di Parra ha dato a Maduro il potere sull’ultima grande istituzione statale che era rimasta fuori dal suo controllo e che sembrava segnare una battuta d’arresto agli sforzi di Washington per rimuoverlo.

Parra, eletto al Congresso nel 2015, era stato espulso dal partito di opposizione Primero Justicia alla fine del 2019 a causa di accuse di corruzione, che Parra ha negato. Decine di Paesi, tra cui gli Stati Uniti, hanno definito la nomina di Parra illegittima, e hanno dichiarato di continuare a riconoscere Guaido come capo del Parlamento e come legittimo presidente del Venezuela.

Il 6 gennaio, soldati con scudi antisommossa hanno impedito a Guaido di entrare in parlamento per quella che doveva essere la sua rielezione. Dopo il giuramento di Parra, Guaido ha tenuto una sessione separata altrove in cui 100 legislatori hanno appoggiato la sua candidatura. La legislatura ha 167 seggi. Guaido aveva giurato di presiedere la sessione legislativa dell’8 gennaio, nonostante quello che ha definito il «colpo di stato parlamentare» di Parra che ha rifiutato questa descrizione e ha detto in un post su Twitter: «Siamo venuti a salvare il Parlamento dalla distruzione». 

Guaido è stato eletto capo del congresso nel gennaio 2019 e ha invocato la costituzione venezuelana per assumere la presidenza ad interim, denunciando Maduro come usurpatore che si era assicurato la rielezione in un voto del 2018 ampiamente considerato fraudolento. Finora Maduro ha respinto la sfida di Guaido, mantenendo il controllo delle forze armate e stringendo  la sua morsa  attorno ai legislatori dell’opposizione. Più di 30 alleati del Congresso di Guaido sono in clandestinità, in prigione o in esilio.

La nuova agenda politica di Parra si concentra sulla riduzione dei conflitti con il governo. Maduro si è affrettato a celebrare il suo giuramento, evidenziando una “ribellione” tra i legislatori dell’opposizione.

Il 6 gennaio Parra ha detto che la sua priorità è stata quella di istituire un nuovo consiglio elettorale per presiedere elezioni libere ed eque. La sessione dell’8 gennaio, nella sua presidenza, avrebbe discusso proposte per affrontare la diffusa carenza di benzina, la libertà dei prigionieri politici e l’aumento degli stipendi dei lavoratori; nonostante questa ampia e complessa agenda parlamentare e politica, la sessione è iniziata intorno alle 10 del mattino, ora locale, era terminata prima delle 11. 

Caracas potrebbe affrontare nuove sanzioni Usa a breve, alla luce del crescente aiuto che Mosca sta dando a Maduro. Elliot Abrams, inviato del Dipartimento di Stato per il Venezuela, ha ammesso che gli Stati Uniti hanno sottovalutato il sostegno che Maduro ha ricevuto dalla Russia e da Cuba, dicendo che i due Paesi hanno fornito al Venezuela migliaia di agenti dell’intelligence. L’assistenza cubana e russa «si è rivelata, credo, essere i due pilastri più importanti del sostegno al regime, e senza i quali non ci sarebbe più stato (…) Maduro è rimasto con Cuba, Russia, Cina e qualche strana dittatura in giro per il mondo, ma sta perdendo sostegno non solo a destra, non solo al centro, ma anche a sinistra in America Latina», ha aggiunto Abrams.

Graziella Giangiulio