Le sanzioni adottate dagli Stati Uniti contro il Venezuela hanno degradato la già critica situazione economica del gigante petrolifero sudamericano e accelerato il processo di default dei suoi pagamenti di debito, che potrebbe proprio verificarsi questa settimana.
Secondo il Diario de Caracas, l’ultimo pacchetto di misure annunciate il 24 agosto si propone di tagliare i fondi in Venezuela per bloccare l’accesso alla valuta estera, poiché Washington considera il governo di Nicolás Maduro “inaccettabile” .
«Le sanzioni finanziarie attuate in agosto sono più significative perché interrompono tutti i nuovi investimenti diretti nel paese» si legge un documento del Council of Foreign Relations.
Il Venezuela ha gigantesche riserve di petrolio, ma è un paese povero di liquidità; le sue riserve internazionali ammontano a 9,7 miliardi di dollari, e il suo debito estero a quasi 110 miliardi.
In questo modo, le sanzioni «hanno aumentato la pressione su Nicolás Maduro, dal momento che è quasi impossibile garantire l’accesso al finanziamento», riporta Afp.
A causa delle sanzioni statunitensi, diventa anche molto difficile per il Venezuela vendere obbligazioni nel sistema finanziario statunitense; così il governo è isolato e la propensione degli investitori internazionali di acquisire il debito del paese è diminuita.
Citgo, ad esempio, una compagnia petrolifera venezuelana con sede negli Stati Uniti, dove opera nel segmento della raffinazione e dispone di stazioni di servizio, non può inviare dividendi o i profitti a Caracas.
Il Venezuela si trova di fronte non solo un calo della produzione di petrolio (-10% in un anno), ma anche la possibilità di un crollo totale dell’economia, e l’inflazione più alta del mondo, stimata al 1.000 % quest’anno e che potrebbe raggiungere il 2.000% nel 2018.
Il default potrebbe accadere «alla fine di questa settimana», riporta il giornale sudamericano, a meno che la Pdvsa e il governo non riescano a coprire un totale di 500 milioni di dollari. Finora il governo venezuelano ha operato per evitare la cessazione dei pagamenti definendo una priorità il pagamento delle scadenze immediate, lasciando da parte le importazioni di alimenti e medicinali.
In questo scenario, la ristrutturazione del debito annunciato dal governo potrebbe essere compromessa dalle circostanze politiche. L’unico modo per uscire da questa crisi sembrerebbe un cambiamento di governo, con uomini nuovi che non siano stati oggetto sanzioni, come Maduro e Al Aissami.
Il 6 ottobre, inoltre, l’agenzia di rating Moody’s ha declassato il debito di Pdvsa da Caa3 a Ca.
Graziella Giangiulio