
Durante la sua campagna elettorale del 2020, Biden ha detto che rispetto all’approccio duro dell’amministrazione Trump avrebbe perseguito una politica diversa riguardo al Venezuela.
Ci si aspetta, quindi, che Biden adotti un approccio più umanitario e diplomatico con un focus su sanzioni mirate, visto che l’approccio duro della precedente amministrazione ha fallito. Alla fine del 2020, Maduro aveva preso il controllo dell’Assemblea Nazionale, l’ultima istituzione governativa non sotto il suo controllo, vincendo 256 dei 277 seggi del corpo legislativo durante le elezioni dello scorso dicembre in seguito alle quali il leader dell’opposizione Juan Guaidó ha perso l’incarico di presidente dell’Assemblea e di conseguenza, pur non riconoscendo la legittimità delle elezioni, l’Unione Europea ha smesso di riconoscere Guaidó come presidente ad interim del Venezuela, minando la sua posizione come leader dell’opposizione del Venezuela, riporta OilPrice.
Questi eventi dimostrano che anche di fronte alle severe sanzioni degli Stati Uniti, un’economia fallimentare, un’industria petrolifera fatiscente e la prossima bancarotta, Maduro e il suo regime non solo sono sopravvissuti, ma stanno prosperando. Il presidente del Venezuela sta ammorbidendo la sua posizione sugli investimenti stranieri e offre alcune concessioni con un nuovo presidente a Washington che sta rivedendo le sanzioni statunitensi contro la nazione latino-americana.
Chiaramente, la speranza di Maduro è che le sanzioni vengano allentate e che la capacità del Venezuela di accedere ai mercati internazionali dell’energia e dei capitali venga almeno parzialmente ripristinata. Ci sono segnali che Biden possa mostrare flessibilità verso il Venezuela, allentando alcune sanzioni e potenzialmente anche ripristinando gli scambi greggio-per-diesel da parte di società non statunitensi.
Quest’ultimo punto è particolarmente importante a causa della dipendenza del Venezuela dal diesel per il trasporto pubblico vitale e l’agricoltura, nonché come combustibile per i generatori di riserva utilizzati dalle infrastrutture critiche durante i frequenti blackout. Anche se ci sono simili segni, il Dipartimento di Stato americano ha detto che il presidente non dovrebbe impegnarsi direttamente con il regime di Maduro.
È la catastrofica carenza di benzina e diesel, causata in parte dalle dure sanzioni statunitensi, che è stato un elemento chiave responsabile dell’accelerazione del collasso economico del Venezuela, imponendo ulteriore fame e difficoltà ai venezuelani. Le severe sanzioni statunitensi hanno solo favorito il contrabbando e il mercato nero. Tra le conseguenze, c’è anche il rafforzamento di Hezbollah che ha stabilito una vasta rete in Venezuela.
Dai tempi di Chavez, Hezbollah è impegnato in una vasta gamma di attività illegali in America Latina, tra cui il narcotraffico, il riciclaggio di denaro, il contrabbando di armi e altro. Il Venezuela è anche un rifugio sicuro per i gruppi colombiani Farc ed Eln facilitando il forte aumento del volume di cocaina, proveniente dalla vicina Colombia, il più grande produttore mondiale, spedita dal Venezuela negli Stati Uniti e in Europa.
Graziella Giangiulio