VENEZUELA. Aspettando El Petro, ecco le altre cryptovalute

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Le criptovalute oggi sono innumerevoli e a breve entrerà in gioco anche quella venezuelana, El Petro.

La Banca centrale europea ha, recentemente, avvertito che potrebbero «creare un rischio per la stabilità finanziaria» e il Fondo Monetario Internazionale ha avvertito che potrebbero essere utilizzate per il riciclaggio di denaro o finanziamento di attività illegali.  

Le valute virtuali non sono supportate da una Banca Centrale, tranne quella venezuelana, né dalla tesoreria di alcuno Stato, né possono essere falsificate e scambiate direttamente tra utenti di Internet che si auto-regolano. Alcune sono in numero limitato, altre non. Operano, per la maggior parte, con un sistema definito blockchain, una tecnologia decentralizzata che è considerata la futura base cibernetica.

«Quali sono le principali criptovalute che esistono oggi e quali sono le caratteristiche di ciascuna?» si chiede El Diario de Caracas, che propone un breve elenco descrittivo delle diverse e più diffuse criptovalute (in apertura mappa tratta dal sito Coin ATM radar). 

Bitcoin. Il più famoso e quello che ha acceso la febbre dalle criptovalute. Creato nel 2008 da uno o più specialisti di computer con il soprannome di Satoshi Nakamoto, è limitato dalle sue origini a 21 milioni di unità, di cui sono in circolazione 17 milioni. I suoi utenti sono anonimi, controllati da una rete di “minatori” che gestiscono le transazioni e creano valute. Ethereum. La seconda delle valute virtuali per importanza, conosciuta come Ethereum, il nome della sua piattaforma, è stata creata nel 2011 dal russo Vitalik Buterin. Funziona anch’essa con tecnologia blockchain. Ma differisce dal fatto che non ci sono limiti di monete per i suoi “minatori”. È 50 volte più veloce da utilizzare del bitcoin, le transazioni richiedono meno di 20 secondi per essere completate. Ripple. Emersa nel 2012, è la terza criptovaluta più importante. Ripple è il nome della società che la gestisce; non si basa sulla tecnologia blockchain e quindi non è decentralizzata, non è libera, richiede di conoscere l’identità di chi opera, è molto più veloce del bitcoin, solo sei secondi, ed è vista meglio dal mondo finanziario.

Litecoin. Creata nel 2011. Più economica, più leggera, più facile da trovare; è stata creata in modo che, in futuro, ci siano 84 milioni di monete, quattro volte di più del limite dei bitcoin, opera attraverso blockchain. Il suo vantaggio è la velocità. Bitcoin Cash. Bitcoin Cash è una nuova versione di bitcoin, nata il 1° agosto 2017; nata come un suo spin-off. Dogecoin. Dogecoin è nato così nel 2013, copiando la tecnologia di Litecoin. Viene scambiato in una rete decentralizzata, ci sono un centinaio di miliardi di monete; è così famoso che è la seconda più scambiata dopo il Bitcoin. Iota. “La criptovaluta per l’Internet delle cose” è nata nel 2015 ed è gestita da una organizzazione no profit tedesca, che vuole convertirla nella valuta utilizzata in futuro per le transazioni di milioni di dispositivi connessi alla rete; usa un’architettura intricata che viene soprannominata Tangle. C’è un numero fisso di monete.

Dash. Abbreviazione di Digital Cash, creata nel 2014. La sua differenza rispetto alle altre valute è che, oltre alla tecnologia decentralizzata e al mining, consente transazioni sia istantanee che private. Queste ultime due funzioni non sono gestite dai minatori, ma vengono elaborate tramite nodi master a un secondo livello. I suoi “masternodes” devono avere almeno 1.000 Dash per agire.

Graziella Giangiulio