VENEZUELA. Anche a Caracas, un mercato è focolaio di COVID 19

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Il più grande mercato produttivo della capitale venezuelana Caracas è al centro di un’epidemia di Covid-19 che si sta aggravando, ma i commercianti si rifiutano di smettere di vendere cibo per i 5 milioni di abitanti della città, molti dei quali stanno morendo di fame. Tre giorni alla settimana – in calo rispetto ai sei precedenti la pandemia – circa 10.000 persone, tra rivenditori e consumatori, sono al mercato all’ingrosso di Coche, gestito dallo Stato. I prodotti vengono trasportati nei supermercati della città, fornendo un’ancora di salvezza nel mezzo dei sei anni di crisi economica del Venezuela.

«Caracas dipende da questo mercato», ha detto il suo amministratore Walter Rivera a Reuters, aggiungendo che ogni mese vi si vendono circa 17.000 tonnellate di merce. Ma il bazar all’aperto, dove la gente non presta molta attenzione alla distanza sociale, anche se la maggior parte indossa maschere, sconvolge gli sforzi del governo del presidente Nicolas Maduro per impedire che un numero crescente di casi di coronavirus acceleri il sovraccarico del sistema sanitario del Venezuela. Finora le autorità hanno confermato 20.206 casi e 174 morti, anche se l’opposizione e le ONG mediche avvertono che i test sono insufficienti.

Il 29 luglio le autorità hanno limitato l’orario di apertura dei mercati all’ingrosso in tutta la capitale tra l’alba e le 14.00. Coche è un «sito potenziale di alto contagio» per la sua mancanza di distanza sociale, ha detto sempre a Reuters Jose Manuel Olivares, consulente sanitario del leader dell’opposizione Juan Guaido.

Maduro ha ordinato severe misure di blocco a marzo, che hanno rallentato la diffusione del virus, ma la carenza di beni di prima necessità ha costretto molti commercianti a tornare sui mercati all’ingrosso per guadagnarsi da vivere.

Alcuni commercianti in giro per il mercato hanno detto di temere di essere infettati, ma temevano più che il governo li fermasse. L’amministratore di Coche, Rivera ha detto che nelle ultime settimane, ha effettuato 4.500 test rapidi, con un solo risultato positivo: «Stiamo lavorando affinché non chiudano il mercato», ha detto.

Luigi Medici