Compagnie aeree in volo dal Venezuela tra politica ed economia

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VENEZUELA – Caracas, 21/03/2014. Lunedì 17 marzo la compagnia aerea Air Canada ha annunciato la sospensione dei suoi voli da e verso Caracas.

«A causa dei disordini civili che continuano a verificarsi in Venezuela, Air Canada non può più garantire la sicurezza delle sue operazioni e ha sospeso i voli per Caracas fino a nuova comunicazione», scrive la compagnia in un avviso pubblicato sulla sua pagina web, aggiungendo che «Air Canada continuerà a monitorare la situazione, valutando la reintroduzione dei voli e la ripresa delle operazioni su questa tratta una volta accertato che la situazione in Venezuela si sia ristabilita». 

I primi voli cancellati sono stati quello di martedì 18 da Toronto e quello di mercoledì 19 da Caracas mentre gli ultimi voli della compagnia sono stati operati da Toronto sabato 15 marzo e da Caracas il giorno successivo. Air Canada ha assicurato assistenza, rimborsi e tratte alternative per tutti i passeggeri che abbiano acquistato un biglietto da o verso la capitale venezuelana.

Come riporta il giornalista di BBC Mundo Abraham Zamorano, Peter Fitzpatrick, portavoce di Air Canada per il Sudamerica, rifiutando un’intervista telefonica, ha dichiarato tramite un’email che «date le attuali circostanze, è insostenibile continuare a operare in Venezuela», senza approfondire come, concretamente, la sua compagnia sia stata colpita dalle proteste antigovernative che, in un mese e mezzo, hanno causato 31 morti e più di 400 feriti, secondo le ultime dichiarazioni del procuratore generale Luisa Ortega.

«La sicurezza dei nostri clienti e dei nostri impiegati è sempre di massima priorità per Air Canada», ha evidenziato, riconoscendo tuttavia che l’onda di proteste è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, già colmo per il credito che l’azienda vanta sul governo venezuelano, parte dei 3.700 milioni di dollari statunitensi che Caracas deve alle compagnie aeree straniere che operano sul suo territorio e che vendono i biglietti in bolivar, la moneta locale.

Si tratta di un debito attestato inoltre dalla IATA, l’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo, che ha sollecitato una svolta nei numerosi e finora vani negoziati sul suo pagamento. Alcune trattative, per esempio, proponevano una liquidazione tramite buoni e carburante. 

«La recente complicazione delle condizioni di sicurezza ha esasperato le già difficili possibilità imprenditoriali in Venezuela dopo mesi di instabilità politica ed economica. Ne risultano onerose limitazioni di cambio imposte a tutte le compagnie aeree che impediscono di rimpatriare i fondi dal Venezuela», spiega Fitzpatrick. 

Questo aveva già portato buona parte delle oltre 20 compagnie aeree interessate a prevedere riduzioni di frequenza dei voli o di capienza degli aeromobili. Secondo l’ALAV, Associazione delle Linee Aeree in Venezuela, per esempio, 11 delle sue compagnie affiliate hanno ridotto le proprie operazioni quest’anno e, mediamente, il numero dei passeggeri è diminuito di un 38,5%. 

Tuttavia nessuna, almeno tra le maggiori, aveva ancora annunciato una vera e propria sospensione. 

La reazione del governo di Caracas è complessa. Il ministro dei Trasporti Hebert García Plaza comunica il disaccordo dell’esecutivo rispetto alla decisione «unilaterale» di Air Canada, assicurando così la fine del rapporto commerciale con la compagnia canadese. 

Le parole del Ministro si aggiungono alle dure dichiarazioni del presidente Maduro che, venerdì 14 marzo, durante una conferenza stampa, aveva già annunciato misure severe contro le compagnie che intendessero ridurre il numero di voli da e verso il suo Paese, sicuro di poterle sostituire con altre come la nazionale Conviasa. «Compagnia che se ne va, compagnia che non torna», questo è stato il suo monito dal Palazzo di Miraflores. 

Per Humberto Figuera, presidente dell’ALAV, la decisione di Air Canada è diventata irragionevolmente un caso nazionale. «Si sta dando un carattere politico a una decisione che è assolutamente lontana da qualsiasi considerazione politica». 

Il problema va oltre le ragioni connesse alla situazione di caos politico e civile date dalla compagnia canadese. Ultimamente operare in Venezuela suppone costi milionari e, per il rigido controllo sui tassi di cambio, le imprese accumulano lunghi ritardi nella conversione in dollari di ciò che generano in bolivar. 

La compagnia tedesca Lufthansa calcola in decine di milioni di dollari le conseguenze sul suo bilancio del 2013 per le sue operazioni in Venezuela. 

La colombiana Avianca quantifica in $300 milioni la cifra che non può rimpatriare dal Venezuela. «L’anno scorso la nostra compagnia è riuscita a convertire circa $100 milioni. Tuttavia, dal mese di settembre non abbiamo ricevuto altro denaro», ha scritto in un comunicato inviato a BBC Mundo Fabio Villegas, presidente di Avianca. 

Martedì 18 marzo rappresentanti di 21 compagnie si sono riuniti con il ministro García Plaza per trattare la questione. Quest’ultimo ha rassicurato le imprese affermando che il pagamento del 2014 sarà effettuato con regolarità a partire dalla prossima settimana e che il governo intende trovare meccanismi per negoziare l’accumulo degli esercizi precedenti. 

Secondo la IATA, il blocco del governo di Maduro sul rimpatrio dei fondi appartenenti alle compagnie straniere «ignora trattati internazionali e rende molto difficile per le compagnie mantenere gli impegni con il mercato venezuelano». 

Le imprese internazionali che volano in Venezuela devono di fatto inoltrare le richieste all’ufficio nazionale di cambio valute che poi deve approvare la successiva conversione dei bolivar in dollari. 

Per limitare le perdite che ne derivano, le compagnie hanno iniziato ad abbassare la propria offerta di posti disponibili e frequenza dei voli in forma generalizzata. 

Per esempio, oltre ad Air Canada, anche la colombiana Avianca ha comunicato che a partire dal 20 marzo limiterà ad un volo al giorno la copertura della tratta Bogotà-Caracas, attualmente garantita con tre operazioni giornaliere, e che dal 7 maggio sospenderà la tratta tra Bogotà e la città di Valencia, capitale dello stato venezuelano di Carabobo nel centro-nord del Paese. In termini di posti disponibili, Avianca passerà da un’offerta pari a oltre 7000 su 42 voli a poco meno di 1400 posti su 14 voli. 

Similmente Air France, Lufthansa e Iberia hanno sostituito l’aeromobile del volo giornaliero verso Caracas, passando da un aereo quadrimotore Airbus A340 a un bimotore Airbus A330 con una capacità passeggeri dimezzata.

Una ritorsione internazionale per il Venezuela di Maduro che si traduce in un pesante disservizio per i suoi cittadini in un Paese già ferito politicamente ed economicamente.