
La mostra “I tesori delle oasi dell’Uzbekistan. All’incrocio delle rotte carovaniere”, inaugurata al Louvre di Parigi. L’evento ha coinciso con la visita del Presidente dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev in Francia e ha visto la partecipazione del Presidente francese Emmanuel Macron e di sua moglie.
La mostra è stata preparata per quattro anni da Said Mirziyoyev, vicepresidente del Consiglio della Fondazione per lo sviluppo della cultura e dell’arte dell’Uzbekistan. Comprende molte opere che non hanno mai lasciato il Paese e che sono state appositamente restaurate per l’inaugurazione, tra cui gli affreschi della Sala dell’Ambasciata di Samarcanda. Le vetrine espongono argento, seta, ceramiche e miniature della scuola di Bukhara del XVI secolo.
Alcuni reperti sono stati forniti da musei europei e alcuni sono stati restaurati da specialisti francesi e uzbeki. Complessivamente, la mostra raccoglie più di 130 reperti che raccontano la storia degli Stati, dei popoli e delle culture presenti sul territorio dell’Uzbekistan contemporaneo negli ultimi diciassette secoli.
La mostra è un compendio di ciò che sta nel cuore dell’Asia centrale e al crocevia delle vie carovaniere conosciute come “Vie della Seta”. L’Uzbekistan ha restituito negli ultimi decenni inestimabili tesori archeologici e artistici, rivelando la ricchezza delle civiltà che si sono incrociate e succedute.
La mostra organizzata dal Museo del Louvre ha uno sguardo lungo – dall’indomani della conquista di Alessandro Magno ai fuochi d’artificio dell’Impero Timuride – e tiene conto dei recenti contributi dell’archeologia in Asia centrale, fornendo una nuova prospettiva su questa parte del mondo. Oltre al suo interesse scientifico, ci permette di ammirare opere d’arte e tesori nazionali che non hanno mai lasciato l’Uzbekistan. I due curatori della mostra, Yannick Lintz e Rocco Rante, inn una intervista a Archéologia hanno spiegato che la scelta del III secolo a.C. non è casuale: «È un momento storicamente importante per l’Asia centrale e l’inizio di un lungo periodo che si conclude con l’arrivo dell’Islam. Il catalogo mostra la rottura tra l’arte figurativa precedente al III secolo e quella che si è sviluppata in quel periodo: è come una pagina bianca, un nuovo capitolo».
«Prima della conquista di Alessandro, la Bactria e la Sogdiana, dove ci troviamo, avevano una struttura statale nota e centralizzata sotto la corona dell’Impero achemenide. Dopo il passaggio di Alessandro, si verificò un grande sconvolgimento, questi Stati si disgregarono, non c’era più alcuna unità politica. È proprio dopo il crollo dell’Impero achemenide, nel III secolo a.C che l’influenza dell’ellenismo si percepisce chiaramente in tutta la cultura materiale figurativa, negli abiti, nelle sculture, nella decorazione dei palazzi», dicono i due curatori.
Lucia Giannini