UZBEKISTAN. Assalto ai forni: prezzo del pane alle stelle

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Il prezzo del pane in Uzbekistan è schizzato alle stelle questa settimana dopo che il governo ha smesso di sovvenzionare l’acquisto di grano, con la guerra in Ucraina che sta mettendo in crisi le forniture alimentari globali.

In alcuni negozi di Tashkent il prezzo di una pagnotta bianca standard, nota come “bukhanka”, è passato da 1.600 som (0,15 dollari) a 2.800 som (0,25 dollari) nel giro di una notte, riporta Kun.uz il 1° giugno, ripreso da BneIntellinews. Si tratta di un aumento pari al 75%. Il prezzo di una lepyoshka, la focaccia uzbeka, è aumentato di circa il 25%, fino a 2.500 som, a Tashkent e in molte altre regioni. A Fergana, riporta Podrobno.uz il 2 giugno, una folla ha preso d’assalto un negozio che non aveva ancora aumentato i prezzi.

Il prezzo medio di una bukhanka a livello nazionale era di 2.250 som il 1° giugno, ha dichiarato il Comitato antimonopolio. Il Comitato ha esortato il pubblico a mantenere la calma e ha messo a disposizione delle linee telefoniche dirette per denunciare i prezzi eccessivi. Il pane occupa un posto centrale su ogni tavola uzbeka e, innaffiato con tè verde, spesso costituisce un pasto a sé stante per le famiglie povere.

Gli aumenti dei prezzi sono allarmanti per Tashkent, dato il loro potenziale di generare malcontento popolare, per questo motivo, il governo era solito sovvenzionare i prezzi del pane per consentire alle famiglie di mantenere il prodotto di base sulla tavola.

Ha posto fine ai sussidi nel 2018, come parte delle riforme di mercato promosse dal presidente Shavkat Mirziyoyev, che hanno incluso l’abolizione della regolamentazione statale dei prezzi della farina l’anno successivo.

Per il governo, sussidi e controllo dei prezzi sono un uso inefficace delle risorse. I meccanismi di mercato offrono risultati migliori per i produttori e i consumatori e rendono il settore agricolo più interessante per gli investitori. Ora, con i prezzi globali del grano alle stelle e la penuria di forniture che si profila a causa della guerra in Ucraina, il governo ha posto fine agli acquisti di grano sovvenzionati dallo Stato nel tentativo di aumentare la produzione nazionale di farina, incentivando la produzione dei mugnai privati.

«L’attuale sistema non è redditizio né per i coltivatori di grano né per le aziende di trasformazione (…) Quando abbiamo avviato la riforma agraria tre anni fa, abbiamo annunciato la graduale abolizione dell’ordine statale nel settore dei cereali e la creazione di un vero mercato dei cereali. (…) Per quanto sia difficile, dal 1° giugno passeremo ai prezzi di mercato per l’acquisto e la vendita di grano da parte dello Stato» aveva dichiarato Mirziyoyev il mese scorso.

In precedenza, l’Uzdonmahsulot, il produttore statale di cereali che ha dominato il settore della lavorazione, produceva farina da cereali acquistati a prezzi sovvenzionati, il che le dava un vantaggio rispetto ai mugnai privati. Dal 1° giugno, tutto il grano viene venduto nelle borse del grano a prezzi di mercato.

Poiché la guerra in Ucraina sta mettendo a dura prova le forniture di grano a livello mondiale e provoca un aumento dei prezzi, «l’unico modo corretto per garantire la stabilità dei prezzi è aumentare l’offerta sul mercato, assicurando che gli agricoltori abbiano interesse a vendere e aumentando la produttività (…) Per questo è necessaria l’introduzione totale dei meccanismi di mercato», ha dichiarato Mirziyoyev..

A riprova del fatto che il settore privato offre risultati migliori, Mirziyoyev ha dichiarato che i costi di produzione della farina nelle aziende statali sono superiori del 20%-25% rispetto a quelle private, mentre la redditività è dimezzata. L’Uzdonmahsulot ha accumulato 1,8 trilioni di som, pari a 164 milioni di dollari, di debiti, di cui 1,1 trilioni non ha speranza di ripagarli, ha denunciato.

Secondo Mirziyoyev, negli ultimi tre anni sono state aperte circa 160 grandi aziende private di lavorazione del grano. I mugnai privati hanno prodotto il 54% dei 3,5 milioni di tonnellate di farina dell’anno scorso.

Secondo i dati ufficiali, l’anno scorso l’Uzbekistan ha importato 2,8 milioni di tonnellate di grano. La maggior parte proveniva dal Kazakistan. Quest’anno, però, il Kazakistan ha dichiarato che manterrà una quantità maggiore di grano coltivato in patria perché la Russia ha vietato le sue esportazioni, dalle quali i kazaki dipendono tipicamente.

Anna Lotti