Per ridurre al minimo i rischi posti dall’Emirato Islamico di Afghanistan, suo confinante, l’Uzbekistan ha appena completato la costruzione di un nuovo centro commerciale, accessibile da entrambi i lati del confine senza visto per commercianti afghani e uzbeki.
Quelli provenienti dall’Afghanistan percorreranno alcuni chilometri lungo un “corridoio verde”, sul confine uzbeko-afghano, che li porterà direttamente alla “zona franca di Airitom”, dove potranno soggiornare per 15 giorni senza visto e godere di scambi esenti da tasse, riporta BneIntelliNews. L’area di 36 ettari si trova sul lato uzbeko del “Ponte della Libertà”, che attraversa le acque fangose dell’Amu-Darya che separa i due paesi; è lo stesso ponte utilizzato dalle truppe sovietiche in ritirata nel 1989 dopo la sconfitta nella guerra afghana, allora al confine con l’Urss.
La zona di Airitom, che prende il nome da uno dei distretti di Termez, capoluogo della regione meridionale di Surkhandaryo, più vicina al confine afghano, è stata inaugurata il 29 agosto, alla presenza del primo Ministro uzbeko Abdulla Aripov.
Aripov ha invitato una delegazione talebana, così come ministri e diplomatici di Kirghizistan, Kazakistan e Azerbaigian, dimostrando che la zona rappresenta un nuovo passo verso un altro atto di normalizzazione dei talebani in Asia centrale, con l’Uzbekistan in testa.
Il 18 agosto, il primo ministro uzbeko era andato a Kabul per incontrare la sua controparte talebana e firmare una serie di contratti commerciali e di investimento per un valore di 2,5 miliardi di dollari, diventando il primo capo di governo al mondo a visitare la capitale afghana.
Questa prima visita non è stata una grande sorpresa sulla scena internazionale. Le relazioni tra Afghanistan e Uzbekistan risalgono a molto tempo fa, sviluppandosi fin da quando il presidente Shavkat Mirziyoyev è salito al potere nel 2016, quando ha fatto dell’apertura dell’Afghanistan una priorità assoluta, stravolgendo completamente i 25 anni di autarchia economica e diplomatica del presidente Islam Karimov.
Dalla creazione dell’emirato talebano, Mirziyoyev ha sottolineato che l’instabilità in Afghanistan è il principale rischio per la sicurezza in Asia centrale. L’Uzbekistan ha preso l’iniziativa di migliorare le relazioni tra i due paesi, separati da un breve tratto di confine a circa 137 km a sud, vicino alla città uzbeka di Termez.
Con un costo di 70 milioni di dollari, il complesso Airitom è stato costruito dalla holding privata Afka, di proprietà di Jahongir Artikkhodjayev, magnate degli affari ed ex sindaco di Tashkent. Il governo uzbeko ha fornito una linea di credito di 20 milioni di dollari in cinque anni per sostenere la sua costruzione, il che spiega la presenza dell’ospedale medico Afka e di diversi negozi sussidiari Afka, onnipresenti nello spazio commerciale della zona economica.
Oltre all’ospedale progettato per attrarre gli afghani in cerca di cure mediche, un servizio cruciale data la scarsità di strutture sanitarie moderne in Afghanistan, il complesso comprende un hotel Hilton e un ristorante di lusso che serve specialità turche e uzbeke. Ma, cosa più importante, quattro grandi blocchi sono destinati a ospitare circa 300 rivenditori, specializzati in prodotti freschi, materiali da costruzione e prodotti per l’automotive.
Gli uzbeki stanno già acquistando stand per avviare la loro attività, vista l’opportunità offerta dalla creazione di questa zona esentasse, che mira ad attrarre acquirenti non solo dall’Afghanistan ma da tutti i paesi della regione.
Ad oggi, l’enorme zona di scambio e commercio sembra una città fantasma, dato che a metà settembre i talebani non avevano ancora autorizzato i commercianti afghani ad attraversare il corridoio verde per entrare nella zona economic. ma sarebbe ora questione di settimane.
La zona è progettata per generare 1,4 milioni di dollari di scambi mensili, e attrarre più di 1,5 milioni di persone all’anno.
Gli uomini d’affari che stanno affluendo nella nuova zona economica sono principalmente uzbeki di origine afghana. La città di Termez ospita una grande diaspora di afghani, la maggior parte dei quali si è stabilita qui negli anni ’90 dopo che i talebani presero il potere in Afghanistan e da allora sono stati raggiunti da alcune decine di compatrioti fuggiti dai talebani nel 2021.
Gli espatriati afgani quindi stanno guardando favorevolmente al nuovissimo centro commerciale al confine, secondo diversi rappresentanti della diaspora afghana a Termez.
È stata creata anche un’università, pronta ad accogliere 200 studenti afghani a semestre, che saranno ospitati nei locali del complesso commerciale. Ada operare è una sussidiaria della Central Asia University, i corsi saranno tenuti in inglese e pashtu e copriranno le basi del business.
Si prevede che la zona di libero scambio impiegherà circa 3.000 persone, con un terzo dei posti di lavoro riservati agli afghani. Per semplificare le cose, è in fase di preparazione un servizio di autobus tra Mazar-e-Sharif e la zona franca in modo da fornire il trasporto giornaliero ai lavoratori afghani.
Non c’è dubbio che la nuova zona economica darà un ulteriore impulso al commercio transfrontaliero, che ha continuato ad accelerare tra Uzbekistan e Afghanistan, nonostante l’arrivo dei talebani: ogni giorno da entrambe le parti attraversano il confine tra 100 e 150 camion, senza contare le 500-1.000 tonnellate di aiuti umanitari inviati ogni giorno dall’Onu, che continuano a passare per l’Uzbekistan.
Dall’Afghanistan, frutta secca e qualche bibita gassata attraversano il confine, mentre dall’Uzbekistan, farina, grano e soprattutto carburante si dirigono verso sud. Il 30% dei camion va in Pakistan, un paese che ha il vantaggio di avere porti marittimi globali per i paesi dell’Asia centrale.
Luigi Medici
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