USA. Un uragano negli uffici del Pentagono

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Secondo le prime indiscrezioni rilasciate dal Washington Post sul nuovo libro di Bob Woodward (giornalista che ha rivelato al mondo lo scandalo Watergate), Peril, scritto a 4 mani con Robert Costa, dopo l’assalto al Congresso condotto il 6 gennaio scorso da una folla inferocita sobillata da Donald Trump e davanti a un presidente perso in un labirinto di teorie cospirative, furioso per una sconfitta che non voleva accettare, il Capo di Stato Maggiore Mark Milley, la maggiore autorità militare Usa, prese alcune decisioni che vanno al di là dei suoi poteri nel timore che un leader psicologicamente instabile potesse compiere atti tali da creare un’emergenza militare: un attacco ingiustificato o addirittura l’uso di armi nucleari. Milley parlò con gli altri capi militari, col capo della Cia e con quello della National Security per chiedere sorveglianza massima a 360 gradi e accertarsi che non sarebbero stati accettati ordini riguardanti l’arsenale nucleare senza aver prima consultato lo stesso Capo di stato maggiore.

La rivelazione ha provocato in poche ore una tempesta politica con la destra che accusa Milley di tradimento per essere andato oltre i suoi poteri chiedendo che il generale venga congedato con disonore e degradato.

Oltre a questo, estratti del libro condivisi dalla CNN, affermano che il Generale Milley avrebbe avuto giorno 8 gennaio un colloquio con la Speaker del Congresso, la democratica Nancy Pelosi, condividedo le sue preoccupazioni sulla salute mentale del Presidente Trump in quel momento, infine lo stesso 8 gennaio, Milley parlò anche col suo parigrado cinese, il generale Li Zuocheng per rassicurare Pechino che non ci sarebbero stati pericolosi colpi di testa del presidente uscente.

Il presidente Trump ha nominato Milley alla fine del 2018 per la massima carica militare su altri candidati attesi, citando la sua vasta esperienza militare. Ma i due si sono velocemente trovati in disaccordo sul ruolo di Milley e sull’uso del personale militare sul suolo americano, in particolare per aiutare a sedare le proteste di giustizia sociale in tutto il paese dopo la morte di George Floyd.

A giugno, Trump ha detto che Milley dovrebbe dimettersi e «essere sostituito con qualcuno che è effettivamente disposto a difendere i nostri militari dai radicali di sinistra che odiano il nostro paese e la nostra bandiera».

Milley ha evitato di commentare pubblicamente l’ex comandante in capo.

Salvatore Nicoletta