USA.Trump vuole rientrare nel TPP. E il Giappone frena

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Il presidente Trump, con una brusca inversione a U, ha detto, durante una riunione politica con rappresentanti degli stati “agricoli” che gli Stati Uniti stavano valutando la possibilità di rientrare nel Partenariato Trans-Pacifico, accordo da cui era uscito poco dopo l’inizio della sua presidenza, definendolo «uno stupro del nostro Paese».

Secondo il New York Times, la riconsiderazione di Trump ha colto di sorpresa anche i suoi consiglieri più vicini; la sua Amministrazione si trova ad affrontare una forte spinta da parte dei parlamentari repubblicani, dagli agricoltori e da altre imprese preoccupate dalla possibile guerra commerciale con la Cina.

La decisione di uscire dal Partenariato Trans-Pacifico, Tpp, e la promessa di rottamare l’Accordo di Libero Scambio Nordamericano erano promesse fatte durante la campagna elettorale di Trump, concentrata sulle pratiche commerciali sleali che “derubavano” i produttori e i lavoratori americani. Trump si sarebbe rivolto ai suoi esperti Larry Kudlow e Robert Lighthizer, chiedendo loro di prendere in considerazione la possibilità di rientrare nell’accordo.

La nuova adesione al patto potrebbe essere il modo migliore per combattere una Cina in crescita e fare pressione per aprire il suo mercato attraverso accordi commerciali multilaterali come il Tpp e gli agricoltori trarrebbero vantaggio da un nuovo accesso ai mercati. 

Ma rientrare potrebbe essere assai complesso: gli altri paesi, come il Giappone, sono andati avanti senza gli Stati Uniti, e hanno trascorso mesi a rinegoziare un patto prima di concludere quest’anno un accordo multinazionale di ampia portata. Trump, secondo cui qualsiasi accordo deve andare a beneficio degli Stati Uniti, è improbabile che rientrerà nel Tpp senza ulteriori concessioni. 

Non è nemmeno chiaro quanto sia da prendere sul serio la dichiarazione di Trump di voler rientrare nell’accordo; mentre il Giappone ha fatto sapere che l’attuale accordo è il migliore possibile e che non si rinegozia. La Casa Bianca ora sta spingendo per una contrapposizione con Pechino; la Cina ha risposto alle minacce tariffarie di Trump con dazi doganali su ben 150 miliardi di dollari delle sue merci, mettendo proprie tariffe sulla carne di maiale americana, e minacciando tasse su soia, sorgo, mais e carne di manzo.

Luigi Medici