USA. Senza gli immigrati, l’economia americana non esisterebbe

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La propaganda, sia in politica, sia in economia ha sempre almeno due facce. Per esempio la smodata chiusura di Trump verso i migranti che stanno assediando, secondo il presidente Usa l’America, mettendo in serio pericolo gli americani, e il cui assedio meriterebbe la costruzione di un bel muro per tutelare i cittadini statunitensi sbatte ferocemente con la realtà economica statunitense. 

Uno studio molto recente ha scoperto che gli imprenditori immigrati sono indispensabili per il successo dell’economia degli Stati Uniti, a scriverlo la testata cinese xinhuanet.  Secondo la New American Economy (NAE), il 44,6 per cento delle aziende americane nella lista Fortune 500 del 2019 è stata fondata da immigrati o dai loro figli, accumulando entrate per 6,1 trilioni di dollari USA e impiegando oltre 13,5 milioni di persone.

Un volume simile nel prodotto interno lordo (Pil) indurrebbe qualsiasi paese a essere «la terza più grande economia del mondo, dietro solo gli Stati Uniti e la Cina», ha detto lo studio pubblicato il 22 luglio. Come notato dallo studio, “individui di origine straniera” e i loro figli hanno creato non solo marchi domestici americani come Apple e Costco, ma anche alcuni nuovi arrivati ​​nell’elenco Fortune 500 come Broadcom e Intuit.

New York, California e molti altri stati contavano su imprenditori immigrati per la crescita economica e la creazione di posti di lavoro. Ad esempio, le società Fortune 500 fondate dagli immigrati a New York hanno prodotto un reddito pari al 56,3% del Pil dello stato e hanno impiegato quasi 2 milioni di persone.

Lo studio ha anche menzionato il “ruolo significativo” degli immigrati e dei loro figli nelle piccole e medie imprese, dal momento che quasi 3,2 milioni di immigrati gestiscono la propria attività negli Stati Uniti. La raccolta dati della NAE sono coincide con un rapporto pubblicato da Citigroup e Oxford University nel settembre 2018, che indicava che i due terzi dell’espansione del PIL degli Stati Uniti dal 2011 erano “direttamente attribuibili alla migrazione”.

«Qualsiasi taglio all’immigrazione ostacolerebbe i guadagni economici e ostacolerebbe l’innovazione», ha detto l’autore principale Ian Goldin al Financial Times. Il NAE, lanciato da Michael Bloomberg e Rupert Murdoch, è un gruppo di ricerca e difesa composto da leader e sindaci negli Stati Uniti e volto a influenzare la riforma dell’immigrazione locale.

Lucia Giannini