
L’amministrazione di Trump sta considerando di modificare il sistema dell’esenzione dei visti per gli europei che si vogliono recare negli Stati Uniti d’America.
Secondo l’Indipendent il Segretario per la Sicurezza Nazionale, John Kelly, ha dichiarato che le regole esistenti dovrebbero essere riesaminate a causa della crescente preoccupazione del terrorismo. Kelly ha aggiunto che non stava pensando di abbattere completamente il sistema, ma ha detto che l’impostazione attuale doveva essere ripensata. «Non occorre eliminarla e non serve fare nulla di eccessivo (…) ma occorre guardare molto a quel programma», ha detto Kelly.
I commenti di Kelly arrivano dopo che le compagnie aeree hanno avvertito l’effetto Trump causato dal crollo del 6.5 per cento dei viaggi internazionali negli Stati Uniti negli otto giorni successivi al divieto di viaggio proposto dal presidente a gennaio scorso. Le ricerche online per voli verso gli Usa sono scese anche del 17 per cento nella stessa settimana.
Questo dato ha comportato una perdita stimata di 185 milioni di dollari nelle prenotazioni di viaggi business dal 28 gennaio al 4 febbraio, calcolata dalla Global Business Travel Association.
Kelly ha detto che il timore dell’Amministrazione repubblicana era che i mujahidin di ISIS stessero usando il sistema di esenzione dei visti per entrare negli Stati Uniti, avvertendo che gli Usa sono l’obiettivo principale dei terroristi. Il programma di esenzione dei visti consente di viaggiare negli Stati Uniti per un massimo di 90 giorni senza prima ottenere un visto.
I viaggiatori devono avere innanzitutto un’autorizzazione elettronica, un processo più veloce e più economico che richiede 72 ore e può essere completato on line. Circa 14 milioni di cittadini europei hanno visitato gli Stati Uniti senza visto nel 2015.
A marzo, il Parlamento europeo ha votato per porre fine al regime di esenzione per gli americani all’interno dell’Ue, dopo che gli Stati Uniti avevano sospeso il regime di esenzione per cinque paesi dell’Ue: Bulgaria, Croazia, Cipro, Polonia e Romania.
Tommaso dal Passo