
Dopo le critiche internazionali al presidente filippino, Rodrigo Duterte, per la sua guerra alla droga, Donald Trump ha annunciato che chiederà la pena di morte per alcuni trafficanti di droga condannati e cercherà di inasprire le linee guida per la condanna di questo crimine, nel tentativo di contrastare la dipendenza da oppiacei che miete 175 vite ogni giorno per overdose negli Usa.
Trump si è recato nel New Hampshire per presentare il suo piano per affrontare la crisi, che vedrà il Dipartimento di Giustizia chiedere la pena di morte per i trafficanti di droga, anche se la legge attuale non lo consente: «Questo flagello della tossicodipendenza in America si fermerà (…) Cresceremo una generazione di bambini americani senza droga».
Trump e la prima signora Melania Trump sono stati accompagnati dal Procuratore Generale degli Stati Uniti, Jeff Sessions, e diversi membri del gabinetto per lanciare la Initiative to Stop Opioid Abuse: «Dobbiamo essere duri con queste persone (…) Sono persone terribili, e questa durezza include la pena di morte. Uccideranno migliaia di persone nella loro vita, eppure se arrestate, se ne vanno dopo 30 giorni».
Trump ha poi detto che è “possibile” che gli Usa non siano preparati a comminare la pena di morte a tutti i trafficanti di droga, come fanno alcune altre nazioni. La legge statunitense consente l’applicazione della pena di morte solo in caso di omicidi legati al traffico di droga o di stupefacenti, riporta Laht.
L’amministrazione Trump aveva anche preso in considerazione l’ipotesi di imporre la pena di morte alle persone che trafficano anche piccole quantità di fentanile, un pericoloso oppioide sintetico usato come antidolorifico. Ma sia il discorso di Trump che le informazioni rilasciate dalla Casa Bianca suggeriscono che, alla fine, il presidente ha deciso di limitarsi a chiedere la pena di morte solo nei casi «in cui è opportuno ai sensi della legge vigente». L’attuale legge antidroga prevede sanzioni fino a 20 anni di carcere per i piccoli trafficanti e l’ergastolo nei casi particolarmente gravi.
Maddalena Ingroia