USA. Il nuovo corso delle relazioni tra Washington e Ankara

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Nelle ultime settimane il Presidente eletto Joe Biden ha iniziato a nominare i membri del suo futuro Gabinetto. All’appello, tra i ruoli chiave, mancano ancora il Dipartimento della Difesa e il Direttore della CIA. Il 78enne democratico però non ha voluto aspettare nel nominare il futuro Segretario di Stato, il vero architetto della politica estera americana. Se il Senato dovesse confermare la sua nomina, Anthony Blinken diventerebbe il 71esimo capo del Dipartimento di Stato prendendo il posto del repubblicano Mike Pompeo. A tal proposito con la vittoria di Biden prima e la nomina di Blinken poi, i maggiori analisti di politica estera americana hanno iniziato ad interrogarsi sul futuro delle relazioni tra Washington e i principali competitor e alleati.

Trump e la Turchia
In questo senso, rientra appieno la riflessione sui rapporti tra Stati Uniti e Turchia in vista dell’insediamento di Biden il 20 gennaio. Le relazioni tra Trump e Erdogan e dunque tra Washington e Ankara negli ultimi 4 anni, ma non solo, sono state abbastanza controverse. Il Presidente Trump ha adottato un approccio accomodante nei confronti della Turchia, investendo su una vera e propria relazione personale con Erdogan. Come ha ricordato anche John Bolton, ex National Security Advisor del tycoon, nel suo libro The Room Where It Happened, Trump ha spesso aiutato il Presidente turco soprattutto nel caso della società finanziaria Halbank che era stata messa sotto inchiesta dal procuratore del Distretto Sud di New York per aver violato le sanzioni iraniane. Il tycoon poi non ha neanche ostacolato gli interventi turchi né in Siria né in Libia. I rapporti tra i due leader avevano raggiunto i minimi storici proprio a causa della situazione siriana: Ankara era sul punto di entrare in guerra nel nord est della Siria contro le truppe americane per il sostegno alle forze curde, considerate dalla Turchia come dei “terroristi” che minacciano la loro sicurezza nazionale. Il problema è successivamente svanito dal momento che Trump ha ritirato le proprie truppe dal confine settentrionale della Siria e ridotto la loro presenza ad un’area ancor più piccola di quella precedente.

Altrettanto importante, Trump ha evitato di imporre sanzioni contro Ankara a seguito dell’acquisizione del sistema di difesa missilistica russo S-400, nonostante il Pentagono abbia a più riprese condannato tale azione che – vista anche la sospensione della Turchia, voluta dagli Stati Uniti, dal programma JSF per il caccia stealth F-35 – ha contribuito ad aumentare il distacco turco dalla NATO e, più in generale, dall’Occidente.

Biden e la Turchia
Joe Biden non può più evitare la Turchia. In un recente video uscito su TrtWorld, il Presidente eletto ha spiegato quale potrebbe essere l’approccio della sua Amministrazione nei confronti della Turchia di Erdogan. Il 78enne democratico ha espresso la propria preoccupazione riguardo ai comportamenti di Ankara definendo chiaramente Erdogan come un “autocrate”e sostenendo che gli Stati Uniti debbano incoraggiare i suoi avversari a sconfiggerlo nelle elezioni. Biden ha poi sottolineato l’importanza di un’apertura nei confronti della componente curda e ha criticato l’acquisizione dell’S-400.

Sicuramente una delle prime decisioni di politica estera che l’Amministrazione Biden dovrà affrontare è se sanzionare o meno la Turchia per l’S-400; a maggior ragione dopo che nelle ultime settimane ci sono state delle controversie tra Washington e Ankara riguardo ai test effettuati dai turchi. Senza dimenticare che i legami sempre più profondi tra Erdogan e Putin stanno sollevando preoccupazioni all’interno della NATO.

Molti analisti sono concordi sul fatto che l’Amministrazione Biden adotterà un approccio più conflittuale nei confronti della Turchia su molti dossier, nei limiti del possibile. Ciononostante, il Presidente eletto è considerabile un tradizionalista della politica estera, il che significa porre la NATO al centro della pianificazione della sicurezza nazionale degli Stati Uniti e, senza dubbio, la Turchia ricopre un ruolo strategico fondamentale per l’Alleanza. Inoltre, in qualsiasi riformulazione della politica estera americana in Medio Oriente, il ruolo che svolgerà Ankara sarà cruciale sia nel bene che nel male. Washington poi deve prestare attenzione a Mosca, Pechino e Teheran: l’opportunità di sfruttare le crescenti differenze tra USA e Turchia per aumentare il divario all’interno della NATO può essere un’opportunità unica.

Ad ogni modo, nonostante l’approccio più improntato al multilateralismo di Biden possa cambiare i toni e lo stile, sarà difficile vedere da parte dell’Amministrazione democratica una completa inversione di tendenza in politica estera rispetto a quella di Trump. L’ordine internazionale ha subito cambiamenti tali per cui sarà difficile tornare ad uno status quo pre Trump. Nel caso specifico dei rapporti con la Turchia, Biden potrebbe essere meno accondiscendente rispetto al tycoon ma lasciare che le relazioni si deteriorino sarebbe disastroso non solo per gli Stati Uniti,  ma anche per il futuro dell’Alleanza Atlantica.

Redazione