Un ex agente della Cia è sospettato di tradimento: avrebbe venduto la rete di agenti Cia in Cina, a Pechino. Secondo quanto riporta Nbc News, Jerry Chun Shing Lee, 53 anni, è stato arrestato il 15 gennaio dopo essere atterrato a New York provenente da Hong Kong, dove ora risiede.
Lee, cittadino naturalizzato Usa, è accusato di possedere illegalmente informazioni sulla difesa nazionale, nello specifico di due agende contenenti i nomi veri degli agenti Cia e le strutture nascoste nel paese e di aver passato queste informazioni alla Cina causando la morte o la reclusione di circa 20 agenti americani, dal 2010. Lee è stato un funzionario della CIA dal 1994; si è laureato alla Hawaii Pacific University nel 1992 con una laurea in International Business Management e nel 1993 ha conseguito un master in Human Resource Management, secondo il rinvio a giudizio e il malato di arresto emessi dal tribunale.
Le fonti che cita il media statunitense affermano che è improbabile, per Lee, l’accusa di spionaggio, per cui è prevista la pena di morte. Può darsi che il governo non abbia prove sufficienti o che non voglia rivelare segreti in un’aula di tribunale. Lee sarebbe stato oggetto di un’indagine segreta per tutti questi anni.
Le agende «contenevano informazioni manoscritte relative a note operative su agenti, luoghi di riunione operativi, numeri telefonici operativi, nomi veri, e strutture nascoste (…) La rubrica conteneva circa ventuno pagine (…) nomi e numeri di telefono veri e propri degli agenti e dei dipendenti sotto copertura della Cia, nonché gli indirizzi delle strutture della Cia».
Le agenzie di sicurezza Usa ritenevano, all’inizio, che i cinesi avessero hackerato le comunicazioni che la Cia stava indirizzando suoi uomini in Cina. Una fonte citata da Nbc, afferma che un simile atto di pirateria informatica era possibile, ma che era anche chiaro come Lee stesse dando informazioni segrete ai cinesi.
Antonio Albanese