USA. Geopolitica e geoeconomia non vanno di pari passo nell’Indo-Pacifico

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Con la Presidenza Biden, gli Stati Uniti hanno intensificato la loro campagna per costruire ed espandere la loro posizione geostrategica nell’Indo-Pacifico. La recente visita del primo Ministro giapponese Fumio Kishida alla Casa Bianca è un importante risultato di questa strategia.

La visita è stata preceduta dall’annuncio da parte del Giappone, nel dicembre 2022, di una nuova strategia di sicurezza, che prevede il raddoppio della spesa per la difesa al 2% del Pil nipponico. I due leader hanno anche concordato di rafforzare le capacità di attacco missilistico del Giappone, riporta AT.

Negli ultimi due anni, l’Amministrazione Biden si è mossa per rafforzare il Quad e far progredire il dialogo sull’accordo Aukus al fine di contrastare l’assertività della Cina nell’Indo-Pacifico.

Il Segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ha definito l’Indo-Pacifico come il “cuore” della “grande strategia” statunitense e ha promesso di difendere la regione – compresa Taiwan – dalla coercizione “senza cedimenti”.

Pur non essendo il meglio, la politica di sicurezza di Biden per la regione ha fatto avanzare le posizioni politiche Usa ma non quelle economiche.

Dopo che sia Hillary Clinton che Donald Trump si sono opposti al Partenariato Trans-Pacifico nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 e gli Stati Uniti si sono ritirati dall’accordo, la politica Usa in genere ritiene che un accordo commerciale regionale nel Pacifico sia politicamente impossibile, nonostante l’opinione pubblica statunitense sia diventata sempre più favorevole al commercio internazionale e agli accordi commerciali dopo il 2016.

L’Amministrazione Biden ha dovuto affrontare divisioni tra i gruppi di interesse del Partito Democratico sulla politica commerciale quando è entrata in carica: i gruppi laburisti e ambientalisti, rappresentati dai membri progressisti del Congresso, erano profondamente scettici nei confronti di accordi commerciali privi di disposizioni ferree su questioni come i diritti del lavoro, le normative ambientali e i progressi della giustizia sociale in materia di inclusione e sostenibilità.

Alti membri dell’amministrazione Biden hanno invocato un nuovo paradigma di politica commerciale statunitense che rifugga dai tradizionali impegni legali per l’accesso al mercato a favore di una priorità assoluta agli obiettivi di giustizia sociale “incentrati sui lavoratori”.

Questi punti di vista sono stati ripresi nella Strategia di sicurezza nazionale dell’Amministrazione pubblicata ad ottobre 2022, con cui è stato rilanciato l’Ipef, Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity.

L’Ipef, composto da 14 membri, era stato presentato nel maggio 2022 dopo mesi di colloqui preliminari in tutta l’Asia. L’iniziativa è composta da quattro pilastri. I temi di negoziazione del pilastro commerciale includono l’agricoltura, la facilitazione degli scambi, il lavoro, l’ambiente, le pratiche normative e l’economia digitale.

Date le difficili realtà in materia di sicurezza nella regione, i Paesi dell’Indo-Pacifico hanno accolto con favore un segnale di rinnovato impegno degli Stati Uniti nei confronti del Pacifico. Tuttavia, molti sono ancora gli aspetti oscuri, in cui la durata futura e la costanza degli Stati Uniti sono questioni importanti. L’Ipef avrà la forma di un accordo esecutivo e non sarà sottoposto al Congresso. Nonostante le affermazioni contrarie dell’Amministrazione, i negoziati che si svolgeranno nei prossimi mesi non saranno legalmente applicabili, come è per gli accordi di libero scambio, e potrebbero essere rivisti o abbandonati dalle amministrazioni successive.

La decisione degli Stati Uniti di togliere dal tavolo l’accesso al mercato elimina i principali incentivi per i Paesi dell’Ipef ad accettare alcuni degli obiettivi negoziali più innovativi degli Stati Uniti in settori quali il lavoro e l’ambiente. Nonostante le promesse di una futura assistenza finanziaria e allo sviluppo lo scetticismo resta alto proprio perché non è previsto l’accesso alla più grande economia del mondo.

I membri Ipef del Sud-Est asiatico sono diffidenti, se non ostili, ai piani statunitensi in materia di lavoro, ambiente, corruzione e mandati normativi. Molti degli stessi paesi fanno già parte del Partenariato economico regionale globale della Cina, che ha chiesto di aderire al successore del Tpp, l’accordo di Partenariato trans-pacifico globale e progressivo.

Luigi Medici

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