Quale softpower USA in Asia Centrale?

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AZERBAIJAN – Baku 25/04/2015. Si può ancora parlare di soft power statunitense nell’Asia centrale? Non ha senso aspettarsi che la politica degli Stati Uniti in Asia centrale abbia successo nei prossimi dieci anni, lo afferma il professor Luca Anceschi, docente presso l’Università di Glasgow in un’intervista rilasciata all’agenzia Trend.

Gli Stati Uniti devono arrivare in questa regione con un nuovo approccio, ha detto Anceschi, aggiungendo che il paese ha lo stesso approccio verso questa regione come 20 anni fa, un approccio infruttuoso. Anceschi aggiunge poi che Russia e Asia centrale hanno legami storici e culturali reciproci. Inoltre, la Russia ha manifestato la volontà di rafforzare la sua influenza politica nella regione, in particolare attraverso l’Unione economica eurasiatica, e ha ricordato che il Kazakhstan è già membro dell’unione seguito a ruota dal Kirghizistan che intende farne parte. In più l’influenza della Cina in Asia centrale si limita all’aspetto economico e in molti investimenti in progetti in corso di attuazione lì, e secondo Anceschi, la Cina non ha obiettivi politici in questa regione.
Anceschi ha detto di non prevedere cambiamenti nei rapporti tra i paesi dell’Asia centrale con Russia, Cina e Stati Uniti fino a quando l’attuale generazione di leader regionali sarà al potere. Il fattore che può avere un impatto significativo sull’Asia centrale è il possibile alleggerimento delle sanzioni occidentali imposte all’Iran, secondo Anceschi che, in caso di accordo tra P5+1 e Iran, i paesi dell’Asia centrale avranno una nuova opportunità per l’esportazione delle loro risorse energetiche, modificando ulteriormente e fortemente la situazione nella regione.

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