USA. Aperto il primo caso di greenwashing: riciclaggio verde

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La Sec, organo di controllo della Borsa statunitense, ha intrapreso un’indagine, in collaborazione con la controparte tedesca, la Bafin, sulla Deutsche Bank e in particolare sul fondo d’investimento Dws.

Come riporta il Financial Times, il motivo delle indagini parte dal presupposto che la società avrebbe “pompato” le credenziali ambientali, sociali e di governance di alcuni dei prodotti, proposti alla clientela come investimenti sostenibili. Sono i noti criteri ESG (Environmental social and governance).

Sono prodotti che da qualche anno vanno per la maggiore nel ventaglio di proposte alla clientela da parte di banche, assicurazioni e gestori di tutto il mondo. In sostanza chi compra prodotti (quote di fondi, obbligazioni, etc) ESG, dovrebbe avere la garanzia che i suoi soldi vengono investiti in aziende che rispettano norme di tutela ambientali, diritti di persone e lavoratori oltre a non discriminare in base a genere o minoranze.

Le indagini partono dalle accuse di una ex dipendente, Desiree Flixer, che fino a poco tempo fa ricopriva la carica di responsabile globale per la sostenibilità di Dws.

Licenziata ad inizio 2021, Flixer aveva manifestato, nel novembre del 2020, dubbi sulla generosità con cui la società affibbiava patenti di sostenibilità ai suoi prodotti. Attualmente Dws classifica ESG la metà dei suoi 900 miliardi di dollari di investimenti. L’ex responsabile aveva tra l’altro segnalato come il sistema di valutazione di questi prodotti fosse obsoleto e pieno di carenze.

L’apertura dell’indagine ha portato un crollo azionario di Dws del 14%, portando la capitalizzazione del colosso tedesco degli investimenti ad avvicinarsi alla soglia fisiologica di 1 miliardo di euro di capitalizzazione (1,15 miliardi per l’esattezza). La presidenza di Gary Gensler, alla Sec ha reso una priorità assoluta regolamentare ciò che le aziende quotate in Borsa devono divulgare rispetto ai rischi legati ai cambiamenti climatici e all’ambiente.

L’ indagine, dunque, assume un’importanza particolare: si tratta del primo caso di «greenwashing» a finire nella lente dei regolatori bancari.

Salvatore Nicoletta