Premessa: l’architettura tripartita del dialogo UE – Cina
Le relazioni bilaterali tra l’Unione europea e la Cina hanno avuto inizio nel 1975, regolamentate in seguito dall’Accordo di Commercio e Cooperazione ratificato nel 1985, che costituisce attualmente il secondo pilastro della cooperazione dedicato al dialogo economico. In questo comparto, vengono al momento portate avanti più di 50 conversazioni settoriali che ricoprono argomenti di politica industriale, educazione, tradizioni, affari sociali, energia nucleare e protezione del consumatore.
Nel 1994 Unione europea e la Repubblica Popolare Cinese hanno stabilito un quadro di dialogo politico strutturato sulle tematiche di comune interesse, inquadrato oggi all’interno del primo pilastro della cooperazione bilaterale. La cadenza dei Summit bilaterali è stata istituzionalizzata nel 1998 tramite un accordo, che ha portato nel 2002 ad un formale aggiornamento del dialogo politico attraverso un mutuo scambio di lettere, che costituisce il quadro giuridico del dialogo tra l’Unione europea e la Cina. Ad integrare l’evoluzione del primo pilastro della cooperazione, nel 2003, l’intensificarsi delle relazioni tra i due sistemi ha condotto al lancio di una partnership strategica, rivisitata nel 2010 al fine di includervi gli affari esteri, la sicurezza e le sfide globali, come il cambiamento climatico e la governance economica, negoziate dall’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza – vice presidente della Commissione in base al Trattato di Lisbona – il Presidente del Consiglio Europeo, il Presidente della Commissione Europea e le loro controparti in seno al Consiglio di Stato Cinese.
A partire dal 14° Summit Ue – Cina, che ha avuto luogo lo scorso febbraio, è stato infine lanciato un “High Level People-to-People Dialogue” che costituisce il terzo pilastro della cooperazione bilaterale Ue – Cina. Settore ancora incapace di inglobare la sezione “diritti umani”, relegata per le note sensibilità cinesi sul tema, al pilastro intitolato al dialogo politico, integrato a sua volta da incontri specifici, istituzionalizzati a partire dal 1995.
Il Summit di Bruxelles
Si è svolto lo scorso 20 settembre a Bruxelles il 15° Summit tra l’Unione Europea e la Repubblica Popolare Cinese, al fine di fornire un indirizzo strategico alla crescente interrelazione tra i due sistemi economici. Evidente ormai l’accelerazione delle relazioni bilaterali sotto gli auspici del premierato di Wen Jiabao, giunto ormai al suo decimo incontro con i vertici europei, nelle persone di Van Rompuy, Barroso e Ashton, capaci di intendere la Cina come il principale partner commerciale dell’Unione ed il secondo per volume generale degli accordi. Relazioni complementari sono riscontrabili dalla prospettiva orientale, dove l’Unione è per la Cina la maggiore fonte di importazioni ed il secondo partner di interscambio globale.
Sul tavolo negoziale di Bruxelles, l’impegno ad aprire un negoziato bilaterale per un accordo sugli investimenti, non appena le rispettive procedure interne saranno espletate, in modo da poter discutere anche dell’accesso ai mercati interni.A margine delle discussioni, sono stati concluse ulteriori intese su innovazione, tecnologia spaziale, implementazione della legislazione antimonopolistica e accordi di riduzione delle emissioni; nonché esaminate questioni di respiro internazionale, come la situazione siriana ed il programma nucleare iraniano.
Nel particolare, l’accordo di partnership strategica siglato nel 2003 è stato valutato positivamente, gettando le basi per una possibile implementazione dei suoi contenuti, arrivando a constatare come le relazioni bilaterali Ue – Cina siano arrivate a influenzare gli equilibri globali, essendo esse complementari al multilateralismo che caratterizza le Nazioni Unite sui temi della crisi economica e finanziaria internazionale, lo sviluppo sostenibile, la protezione dell’ambiente, il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare, energetica e nucleare. In tale dominio, le procedure d’incontro istituzionalizzate nelle precedenti intese, saranno mantenute ed implementate.
Degno di nota è stato l’interesse cinese al processo di integrazione europea, inteso come via d’uscita dalla crisi del debito; mentre l’Unione Europea si è mantenuta sulla linea dell’auspicio a un pacifico e rapido sviluppo cinese, sostenibile nelle sue forme e rispettoso della sovranità territoriale. Ambizioso e pregno di risvolti, sembrerebbe invece essere il progetto di armonizzazione del 12° Piano Quinquennale cinese con la Strategia Europea per il 2020.
Sul fronte dei diritti umani, entrambe le parti hanno enfatizzato l’importanza della loro promozione e protezione, auspicando che il dialogo si rafforzi in vista di un prossimo tavolo negoziale da tenersi in Cina, sulle basi legali che si stabiliranno ad ottobre in occasione di un meeting da tenersi in Irlanda. Il tutto, in linea con le procedure previste dalle Nazioni Unite in materia.
La tematica degli investimenti e del commercio, fulcro dei negoziati, dovrebbe vedere l’imminente stesura di un accordo bidirezionale sugli investimenti diretti esteri, che possa operare come fonte di crescita e impiego per i due sistemi. Convenzione che richiederà intense discussioni tecnico-preparatorie in vista di un negoziato, che sottolinei l’importanza di una risoluzione sullo status di economia di mercato esterna come via d’interazione con il blocco cinese. Per altri versi, esprimendo soddisfazione sulle linee politiche del mercato della concorrenza, si è auspicata la parafatura di un Memorandum di mutua legislazione antimonopolistica e proprietà intellettuale. In tal senso, l’Unione Europea non ha mancato di supportare l’accesso della Repubblica Popolare Cinese al “Government Procurement Agreement” patrocinato dall’Organizzazione Mondiale del Commercio. Da parte cinese si è invece avuto il via libera all’istallazione di un ufficio della Banca Europea degli Investimenti sul territorio della Repubblica Popolare.
Su innovazione, ricerca e sviluppo sarà istituzionalizzato un dialogo annuale, che si aprirà a novembre, in maniera da giungere a risultati concreti prima del prossimo Vertice Ue – Cina che si terrà nel 2013, con particolare riferimento al dialogo sulla tecnologia spaziale e i rispettivi sistemi di navigazione satellitare. Sull’aspetto energetico invece, l’incontro dello scorso 3 marzo sembrerebbe avere già ingenerato buoni riscontri da parte degli investitori istituzionali, se ne prevede pertanto un ulteriore ampliamento in vista di un possibile accordo Euratom – Cina.
Entrambe le parti hanno riaffermato i loro impegni presi in sede G20, incluse le tematiche che interessano l’economia globale, la riforma della finanza internazionale, l’aumento delle risorse da destinare al Fondo Monetario Internazionale, nonché le quote necessarie ad una sua governance effettiva e rispettosa dei reali equilibri globali. In tal senso, il libero mercato e la lotta al protezionismo sono state intese come la via d’uscita dalla crisi, verso una crescita sostenibile supportata dall’Organizzazione Mondiale del Commercio e dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo.
La Repubblica Popolare Cinese ha infine evidenziato la necessità di una cooperazione internazionale nella lotta al cambiamento climatico, riaffermando il suo impegno verso l’implementazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico e il relativo Protocollo di Kioto, inclusi gli accordi siglati a Durban lo scorso anno. In questo settore, di grande rilievo sarà la partnership Ue – Cina sul cambiamento climatico, che presume lo sviluppo pragmatico di un sistema di scambio delle quote di emissioni inquinanti nell’atmosfera, riconoscendo inoltre la crescente rilevanza delle regioni artiche per la ricerca scientifica, la protezione dell’ambiente e il monitoraggio dei risultati ottenuti in questo settore.