I media ungheresi filo-governativi hanno continuato a pubblicare messaggi anti-Ue in questi giorni, nonostante la promessa governativa di fermare la campagna durante i colloqui con un gruppo europeo di centro-destra. I cartelloni governativi contro il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker, e il miliardario statunitense-ungherese George Soros, erano tra le proteste dei membri del Partito Popolare Europeo, Ppe, che stanno cercando di espellere il primo Ministro Viktor Orban e il partito Fidesz.
Secondo quanto riporta Reuters, un gruppo di parlamentari Ue del Ppe, il più grande gruppo del Parlamento europeo, ha ritenuto che l’Ungheria abbia violato i suoi valori a tal punto da dover essere cacciata, anche se questo indebolirà il gruppo poco prima delle elezioni europee. La Commissione europea, che è anche in contrasto con l’Ungheria per il rispetto dello stato di diritto, ha condannato la campagna secondo cui l’Ue cerca di inondare l’Ungheria di immigrati, definendola una finzione.
I colloqui tra Orban e il leader del gruppo Ppe Manfred Weber, svoltisi il 12 marzo, non sono riusciti ad appianare le divergenze, il che significa che l’espulsione è ancora possibile. Weber ha chiesto la fine immediata e permanente della campagna di Orban contro l’Ue e gli immigrati, così come le scuse ai membri del Ppe per la sua retorica e il rinnovato sostegno per un’università in Ungheria.
Il capo dello staff di Orban, Gergely Gulyas, che è anche vicepresidente di Fidesz, ha dichiarato che: «La fase di rottura è terminata; d’ora in poi il pubblico vedrà messaggi che promuovono il piano d’azione del governo per la protezione della famiglia». Ma gli spot sulla carta stampata e in televisione erano presenti in parecchi giornali filo-governativi così come nella tv di stato il 13 marzo. Gli annunci, che raffigurano una sorridente testa di Soros dietro un sorridente presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, membro del Ppe, dicono «Avete il diritto di sapere cosa sta progettando Bruxelles», questi cartelloni pubblicitari sono spuntati in tutto il paese.
I cartelloni poi continuano a elencare le presunte mosse dell’Ue per facilitare l’immigrazione, come un più facile accesso ai visti o pagamenti in contanti agli immigrati. La Commissione dice che si tratta di una “teoria del complotto” e il governo ha detto che l’Ungheria si è impegnata a porre fine alla campagna solo dal 15 marzo.
Antonio Albanese