Lo scorso fine settimana, il primo ministro ungherese Viktor Orban ha detto che le elezioni del Parlamento europeo del prossimo anno potrebbero portare a una svolta verso un’illiberale “Democrazia di stampo cristiano” nell’Unione europea, che porrebbe fine all’era del multiculturalismo.
Il nazionalista Orban, rieletto ad aprile per il terzo mandato consecutivo, sta guidando la resistenza dell’Europa orientale alle iniziative dell’Ue volte a far accettare agli Stati membri richiedenti asilo e migranti nell’ambito di un sistema di quote. Insieme al governo polacco, è in costante conflitto con la Commissione europea, l’esecutivo dell’Ue, per quella che Bruxelles definisce un’erosione delle istituzioni democratiche nei paesi dell’Europa dell’Est, un tempo paesi comunisti, riporta Reuters.
Nel suo discorso annuale a Baile Tusnad, nella vicina Romania, una sorta di raduno di Pontida, tenutosi il 27 luglio, Orban ha descritto il voto parlamentare europeo del 2019 come decisivo per il futuro dell’Europa. Ha detto che l’”élite” politica occidentale dell’Ue non è riuscita a proteggere il blocco dall’immigrazione musulmana ed è giunto il momento che se ne vada. «L’élite europea è visibilmente nervosa», ha detto Orban a centinaia di sostenitori «Il loro grande obiettivo è quello di trasformare l’Europa in un’era post-cristiana e in un’era in cui le nazioni scompaiono: questo processo potrebbe essere minato dalle elezioni europee. Ed è nostro interesse basilare fermare questa trasformazione».
Orban ha detto che il voto del Parlamento europeo deve dimostrare l’esistenza di un’alternativa alla democrazia liberale, che, a suo dire, ha funzionato in modo antidemocratico nell’Europa occidentale, essendo intollerante nei confronti di opinioni alternative: «La democrazia cristiana non è liberale (…) È illiberale, se volete», ha detto Orban.
A differenza della democrazia liberale, ha detto, la democrazia cristiana rifiuta il multiculturalismo e l’immigrazione, pur essendo anticomunista e difendendo i valori cristiani. «Stiamo affrontando un momento importante: salutiamo non solo la democrazia liberale (…) ma l’élite del 1968».
Il 26 luglio, Orban ha dato il benvenuto alla fondazione del gruppo anti-Ue di Steven Bannon, per rafforzare il voto nazionalista e anti-immigrati per il Parlamento europeo del prossimo anno. Il partito Fidesz di Orban ha già demonizzato il miliardario statunitense George Soros e i gruppi filantropici che sostiene. Fidesz ha promulgato una legislazione volta a limitare l’attività dei gruppi della società civile accusati di incoraggiare l’immigrazione clandestina. Orban accusa Soros di promuovere l’immigrazione di massa per minare la cultura cristiana europea. Fatto che Soros nega.
Orban ha anche costruito relazioni con la Russia, che sta costruendo una centrale nucleare in Ungheria, e ha ripetutamente criticato le sanzioni dell’Ue contro la Russia imposte dopo l’annessione della regione ucraina della Crimea nel 2014.
Antonio Albanese