Nel loro incontro del 29 giugno in Germania, il cancelliere Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno mostrato un fronte unito due giorni prima che la Germania assumesse la presidenza di turno dell’Unione Europea. Il successo della loro visione europea è tutt’altro che garantito, però. A dirlo è il politico e studioso ungherese Tibor Navracsis in un’intervista al quotidiano conservatore ungherese Magyar Nemzet e da Remix. Navracsis, avvocato, è attualmente a capo dell’Istituto europeo di ricerca sulle strategie dell’Università nazionale del servizio pubblico. È stato vice primo Ministro del gabinetto di Orbán tra il 2010 e il 2014 e commissario europeo per la cultura e l’istruzione tra il 2014 e il 2019.
Le sue osservazioni vanno quindi ben fissate, in quanto provengono dallo stato sovranità per eccellenza dell’area Ue: l’Ungheria.
Navracsis ha detto che la principale ambizione della Germania per la sua presidenza, cioè “salvare l’Unione Europea”, ha contro il fattore tempo. Se, da un lato, un accordo per i sette futuri anni dell’Unione Europea, 2021-2027, dovrà essere raggiunto entro la fine del 2020, l’approvazione del pacchetto di 750 miliardi di euro per la ripresa economica è ancora più urgente; tanto che Macron vuole infatti che il pacchetto venga approvato questo mese.
Il politico ungherese ha anche lasciato intendere che, con la ripresa dell’attività politica nell’Unione Europea in autunno, la Merkel e la diplomazia tedesca in generale dovranno utilizzare «non solo gli strumenti della diplomazia soft», ma anche quelli più tradizionali; ha aggiunto che attualmente la Merkel è abbastanza frustrata dal fatto che la maggior parte degli incontri di alto livello sono ancora condotti online, mentre preferisce molto gli incontri faccia a faccia ed è molto abile nel definire gli accordi durante le discussioni informali.
«A seguito di una riunione del Consiglio europeo di questa primavera, la Cancelliera Angela Merkel stessa ha lamentato che gli incontri online rendono molto più difficile l’affermazione delle posizioni perché i capi di Stato e di governo non sono fisicamente presenti (…) Questo suggerisce anche che la diplomazia tedesca favorisce la discussione in corridoio, che è un metodo politico accettato», afferma lo studioso ungherese.
Navracsics ha anche sottolineato che, mentre le testimonianze storiche degli ultimi 70 anni indicherebbero che qualsiasi piano che abbia Germania e Francia alle spalle è “destinato al successo”, la situazione nell’Unione Europea, oggi molto più frammentata, non è così chiara.
Parlando delle procedure di stato di diritto attualmente in corso contro l’Ungheria e la Polonia, Navracsics ha detto che, oltre alle analogie, vede anche delle differenze, perché le procedure di cui all’articolo 7 contro la Polonia sono state avviate dal Consiglio europeo, mentre quelle contro l’Ungheria dal Parlamento europeo: «Nel caso dell’Ungheria, non vedo come la procedura possa andare da nessuna parte, perché, ad eccezione del Parlamento europeo, tutti gli altri attori vi partecipano solo a metà strada. Mi aspetto che la procedura si sgonfi gradualmente, se non l’ha già fatto», ha detto Navracsics.
Maddalena Ingroia