
Budapest blocca il rinnovo della sanzioni alla Russia e l’Unione sta cercando di definire un piano per aggirare il veto dell’Ungheria: il tutto si riduce a non tenere la votazione semestrale per il rinnovo delle sanzioni. Secondo la normativa comunitaria, se le sanzioni non vengono rinnovate, le misure rimangono in vigore, con validità soggetta a impugnazioni legali.
Il primo Ministro ungherese Viktor Orban ha costantemente sfruttato il requisito dell’unanimità per negoziare esenzioni. In particolare, durante il rinnovo del trattato di marzo 2025, Budapest ha richiesto la rimozione di nove persone russe dalla lista delle sanzioni, riuscendo a farne rimuovere tre, riporta BneIntelliNews.
La Commissione europea ha la possibilità di invocare l’articolo 7 del Trattato UE, che può revocare il diritto di voto a uno Stato membro per il mancato rispetto dell’articolo 2 del Trattato UE, che impone ai paesi di aderire ai “valori” non definiti che l’UE dovrebbe rappresentare. Tuttavia, l’Unione fatica a mantenere l’unità su determinate istanze politiche, sanzioni alla Russia comprese, a fronte del rapido miglioramento delle relazioni tra Washington e Mosca.
La Commissione Europea sta valutando anche di riclassificare alcune sanzioni come misure commerciali, sulle quali ha il pieno controllo e che prevede solo un voto a maggioranza qualificata da parte dell’esecutivo CE per l’approvazione. Altra misura allo studio è l’adozione da parte dei paesi membri di sanzioni a livello nazionale, formando così una sorta di coalizione contro Mosca.
Tutte queste strategie mineranno ulteriormente l’unità dell’UE, dividendola in blocchi pro e anti-Russia. La data di scadenza delle discussioni è luglio visto il prossimo rinnovo delle sanzioni, e il diciassettesimo pacchetto di sanzioni, che conterrebbe il divieto d’importazione di GNL russo in Europa.
L’Ungheria comunque si oppone anche all’adesione accelerata dell’Ucraina all’UE. di contro ai paesi nord europei che premono per accelerare l’intero processo. Il Ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha confermato, dopo una riunione del Consiglio UE sugli affari esteri del 15 aprile, che “diversi partecipanti” hanno sostenuto l’apertura di tutti i capitoli negoziali sull’adesione dell’Ucraina quest’anno. Ha anche citato quella che ha descritto come un'”idea impressionante” di un Commissario UE, quella di garantire all’Ucraina il pieno accesso al mercato interno dell’UE prima della sua adesione formale.
Szijjarto ha sottolineato che qualsiasi decisione riguardante l’adesione dell’Ucraina all’UE spetterà in ultima analisi all’elettorato ungherese. Nonostante l’opposizione del governo, le dinamiche politiche interne in Ungheria stanno cambiando. Peter Magyar, leader del partito di opposizione Tisza, ha riferito che tra 1,1 milioni di cittadini intervistati, il 58,18% ha espresso sostegno all’adesione dell’Ucraina all’UE.
Ad ostare all’adesione sta poi anche la politica agricola UE, e anche qui l’Ucraina non può aderire all’UE, stando a Budapest e non solo. A meno che la Politica Agricola Comune non venga riformata, l’Ucraina ha il suo settore agricolo troppo grande con costi troppo bassi.
Secondo le attuali norme, l’UE dovrebbe erogare circa 186 miliardi di euro in sussidi all’Ucraina, il che trasformerebbe Polonia e Ungheria da beneficiari netti a contributori netti. E Orban non ci sta.
Tommaso Dal Passo
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