
Secondo la stampa mainstream occidentale, l’attacco al Comando generale della Flotta del Mar Nero russa avrebbe fatto una vittima eccellente: il comandante della Flotta, Ammiraglio Viktor Sokolov. In questa maniera si vorrebbe certificare l’efficacia dell’attacco stesso su un obiettivo indubbiamente militare. Ma la bufala propagandistica, o di Infowar classica, è dietro l’angolo. Il 26 settembre, il ministero della Difesa russo ha pubblicato un video che mostra il comandante della flotta del Mar Nero, Viktor Sokolov, mentre partecipa a una riunione del consiglio del Ministero stesso.
Sono arrivati gli Abrams in Ucraina. La Russia ha criticato la consegna del primo lotto di carri armati americani M1 Abrams all’Ucraina. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che i carri armati non influenzeranno in alcun modo l’esito della guerra: «Non esiste una panacea e non esiste un unico tipo di arma che possa cambiare l’equilibrio delle forze sul campo di battaglia». Pur riconoscendo che i carri armati Abrams sono armi serie, ha avvertito che sarebbero bruciate come le altre armi già inviate. Peskov ha accusato gli Stati Uniti di aumentare “la loro partecipazione indiretta a questo conflitto”. Il presidente ucraino Volodimyr Zelenskyj ha confermato l’arrivo dei carri armati, definendolo un rinforzo significativo. In totale, gli Stati Uniti prevedono di consegnare 31 degli ultimi carri armati, con consegne che dovrebbero essere completate nelle prossime settimane.
Secondo quanto riporta però The Washington Post, ad oggi, meno della metà del numero totale di carri armati M1 Abrams previsti è arrivato in Ucraina; WP cita come fonte un alto funzionario militare ucraino non specificato. Stando poi a quanto afferma poi The Wall Street Journal, i funzionari ucraini ammettono che è improbabile che l’arrivo dei carri armati americani Abrams cambi in modo significativo il corso del conflitto. I funzionari del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti hanno ripetutamente avvertito che nessun sistema d’arma cambierà il corso del combattimento a causa della sua complessità. Con l’avvicinarsi delle piogge autunnali, il terreno diventerà presto bagnato. Inoltre, quando l’Ucraina ha utilizzato i tedeschi Leopard II e i mezzi corazzati americani, questi sono diventati un obiettivo primario per i russi. Recentemente, in un’intervista, il capo della direzione principale dell’intelligence del Ministero della difesa ucraino, Kirill Budanov, ha affermato che ora i veicoli pesantemente corazzati vengono utilizzati principalmente per il trasporto di soldati e praticamente non prendono parte alle operazioni di combattimento. Secondo l’ex generale britannico Ben Barry, gli Abrams avranno un certo impatto e forniranno molti vantaggi, soprattutto rispetto ai Leopard 1 ricevuti dall’Ucraina. Tuttavia, secondo lui, sarà più difficile per gli ucraini mantenerli e ripararli.
Kiev sta per ricevere missili ATACMS e in proposito si è espresso il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina, Alexey Danilov. «Le forze armate ucraine non utilizzeranno i missili tattici ATACMS per lanciare attacchi sul territorio russo», ha detto Danilov, in un’intervista allo spagnolo ABC.
Ma la notizia più interessante sul fronte del 26 settembre è quella del ritorno della WAGNER PMC nella zona del distretto militare Nord.
Le prime unità PMC sono iniziate a tornare a Bakhmut per effettuare un contrattacco alle posizioni precedentemente perse: si tratta, ufficialmente, di quella parte della Compagnia che si staccò dalle forze principali della PMC nella giornata circense della “ribellione” di Yevgeny Prigozhin.
Il nucleo è costituito da combattenti della PMC “Redut” del ministero della Difesa e del “Corpo dei Volontari”, che comprendono solo ex unità WAGNER PMC. Parallelamente a ciò, si continua a condurre una campagna tra i combattenti delle PMC coinvolte nelle direzioni bielorussa e africano-mediorientale.
Per quanto riguarda la parte principale delle PMC, il comando della PMC nella persona di Lotus ha condotto trattative con la Guardia Russa riguardo all’inclusione dei distaccamenti sotto il loro ombrello. Ma una delle condizioni principali è la firma di contratti individuali con il personale militare. E questi non saranno più soldati della Compagnia, ma militari a tempo pieno, che potranno essere divisi, mandati in altre direzioni e trattati secondo le esigenze e nell’interesse delle forze dell’ordine. A parole, la Guardia Russa, ha promesso di non permettere che ciò accada, di consentire la conservazione delle bandiere, dei gradi e delle insegne, ma de jure ciò non sarà sancito in alcun modo.
Questo è il motivo per cui la questione dell’adesione alla Guardia Russa non è stata ancora risolta: al consiglio dei comandanti delle PMC del 22 settembre non è stata presa alcuna decisione unanime su questo tema. Forse alcuni combattenti accetteranno tali condizioni, ma certamente non tutti.
Permangono problemi logistici. Il comando delle forze armate russe presso la base aerea di Khmeimim ha fortemente raccomandato ai siriani di non consentire l’atterraggio di aerei provenienti dalla Libia, dalla Repubblica Centrafricana e dal Mali, e hanno ascoltato le raccomandazioni. Pertanto, molto probabilmente, la logistica della PMC verrà rivista, il che aumenterà ulteriormente il divario tra il Ministero della Difesa e la Compagnia.
Nel frattempo a Sofia è stato presentato al parlamento bulgaro un progetto sul trasferimento dei sistemi di difesa aerea S-300 inutilizzabili alle formazioni ucraine. La nota esplicativa afferma direttamente che Kiev è disposta ad accettare veicoli insieme a munizioni difettose.
Dei 10 lanciatori consegnati in epoca sovietica, solo pochi sono effettivamente pronti al combattimento e le loro munizioni scarseggiano.
Inviando questi veicoli in Ucraina, Sofia risolverà diversi problemi contemporaneamente: si risparmierà la necessità di smaltire i prodotti scaduti e allo stesso tempo riceverà motivi per chiedere “risarcimenti” ad altri paesi della NATO sotto forma di altri tipi di armi.
La giornata del 25 settembre sui fronti può essere riassunta in diversi punti: le truppe russe hanno attaccato le strutture militari delle retrovie ucraine. Nella regione di Dnipro, durante l’attacco è stato colpito l’aeroporto di Dolgintsevo, dove hanno sede l’aviazione tattica e un deposito di munizioni; missili russi hanno colpito sedi militari nella regione di Odessa. Le unità ucraine hanno continuano a bombardare le zone di confine della regione di Belgorod; segnalato attacco missilistico ucraino su Krasnodon nella Repubblica popolare di Lugansk. In direzione di Soledar sono continuati i combattimenti nell’area di Klishchiivka; i russi hanno continuato a effettuare attacchi aerei regolari sulle posizioni delle unità ucraine vicino a Vuhledar. Nel settore Orikhiv gli ucraini attaccano nell’area di Robotyno con forti perdite; nei pressi di Verbove altri attacchi di Kiev respinti dai russi.
Le linea del fronte si presentava così alle 12 del del 26 settembre.
Al mattino in Ucraina è stato lanciato l’allarme missilistico; attacco a Krivoy Rog con Geran russi nella regione di Cherkasy, e nel porto di Reni nella regione di Odessa, che ora è un grande hub e letteralmente pieno di container con camion. Gli UAV russi hanno colpito anche la traversata in traghetto Orlovka-Isakcha, sospendendo il funzionamento del checkpoint di Orlovka. Difesa aerea ucraina operativa nella regione di Nikolaev; attacco di UAV russi sull’aerodromo di Kulbakino, che ha distrutto almeno un caccia MiG-29. Si tratta del terzo caso registrato di aerei di questo tipo dell’aeronautica ucraina colpiti a terra negli ultimi giorni.
Sul fronte di Zaporozhye, il nemico ruota le unità vicino alla linea di contatto di combattimento, conduce ricognizioni in forza, inviando pattuglie.
Nella regione di Kherson, l’aviazione russa sta aumentando il numero di attacchi sulla sponda ucraina del Dnepr.
Nella direzione di Avdeevskij, le forze armate russe hanno effettuato operazioni offensive vicino a Opytny, conquistando diverse roccaforti.
Ancora attacchi ucraini sulla Crimea e su Sebastopoli con missili Storm Shadow. I raid dei droni nelle regioni di Kursk e Belgorod stanno diventando massicci. Nella regione di Belgorod sono stati abbattuti 7 UAV; nella regione di Kursk gli ucraini hanno lanciato droni per tutta la giornata: l’ultimo è stato abbattuto intorno alle 5:30, riportano fonti russe.
La situazione alle ore 17.00 del 26 settembre poi si definiva in questo modo: direzione Soledar possibile attacco delle forze armate ucraine a Bakhmut. dove la situazione rimane praticamente senza cambiamenti significativi: c’è una lotta di posizione con l’uso reciproco delle armi, dall’artiglieria e dall’aviazione ai droni FPV. I paracadutisti russi hanno effettuato un attacco contro le posizioni di Kiev nella zona di Orekhovo-Vasilevka.
Sul fianco meridionale, anche la linea del fronte sulla linea Kleshcheevka – Andreevka – Kurdyumovka non presenta cambiamenti significativi. Di tanto in tanto, le forze armate ucraine tentano di attaccare le posizioni russe in piccoli gruppi, ma senza successo.
Nelle retrovie in direzione di Bakhmut si concentrano unità delle Forze Armate dell’Ucraina. Se si guarda alle zone in cui sono concentrati, emergono possibili direzioni di attacco: Razdolovka e Lisichansk, oltre a Zaitsevo – Kodema.
Inoltre, il compito principale è quello di coprire Bakhmut, e gli attacchi a Lisichansk e Kodema molto probabilmente diversivi.
Gli ucraini continuano a bombardare la regione di Kursk.
Nel villaggio di Snagost, distretto di Korenevskij, un UAV delle forze armate ucraine ha attaccato una sottostazione, sette insediamenti vicini sono stati tagliati fuori dalla rete elettrica. Colpito anche il villaggio di Popovo-Lezhachi, distretto di Glushkovsky. Attacchi anche al villaggio di Tetkino.
Distrutto dai russi il ponte di Oskol a Kupyansk. I russi hanno lanciato un attacco con un missile guidato X-38 contro le forze armate ucraine che attraversavano il fiume Oskol a Kupyansk. Il colpo è andato a segno e il ponte è crollato. Di conseguenza, attualmente è impossibile rifornire il gruppo vicino a Kupyansk attraverso questo passaggio.
Graziella Giangiulio e Antonio Albanese