#UKRAINERUSSIAWAR. Siemens esce dalla Russia

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Siemens ha annunciato che «uscirà dal mercato russo a seguito della guerra in Ucraina», e sta avviando le procedure per la chiusura delle sue operazioni industriali e di tutte le attività commerciali industriali. L’azienda tedesca ha dichiarato che «le sanzioni internazionali globali, così come le contromisure attuali e potenziali, hanno un impatto sulle attività commerciali dell’azienda in Russia, in particolare sul servizio ferroviario e sulla manutenzione».

Secondo BneIntelliNews, la possibile partenza di Siemens è una delle più attente uscite delle major industriali straniere dalla Russia, a causa del suo importante ruolo nelle forniture di turbine a gas di cui Siemens non ha fatto menzione. La principale attività di Siemens in Russia è rappresentata dalle turbine a gas utilizzate per la produzione di energia elettrica. Circa il 50% dell’elettricità russa è generata con il gas naturale e un importante programma di modernizzazione della capacità di generazione lanciato dal governo comprendeva anche un programma statale di sostegno alla produzione di turbine a gas.

Dal 2014, Siemens è riuscita ad essere presente sul mercato russo nonostante le sanzioni per l’annessione della Crimea dove le sue turbine a gas sono state utilizzate per alimentare le utenze elettriche della penisola, e ha persino consolidato la sua presenza in Russia assecondando le richieste di localizzazione del Cremlino.

Roland Busch, Presidente e CEO di Siemens AG, ha dichiarato: «Condanniamo la guerra in Ucraina e abbiamo deciso di portare avanti un processo ordinato per chiudere le nostre attività industriali in Russia. Non è stata una decisione facile, visto il nostro dovere di attenzione verso i dipendenti e le relazioni di lunga data con i clienti, in un mercato in cui siamo attivi da quasi 170 anni. Stiamo valutando l’impatto sul nostro personale e continueremo a sostenerlo al meglio delle nostre possibilità. Allo stesso tempo, forniamo assistenza umanitaria ai nostri colleghi e alla popolazione dell’Ucraina e siamo al fianco della comunità internazionale nel chiedere la pace».

L’azienda gestirà il processo ordinato di chiusura delle sue attività in linea con i requisiti normativi e le sanzioni internazionali.

Se Siemens dovesse uscire dalla Russia, non è ancora chiaro chi colmerà il vuoto tra gli operatori nazionali russi. La russa InterRao ha pianificato di investire 0,8 miliardi di dollari nello sviluppo di turbine per la generazione di gas, con l’obiettivo di vendere oltre 20 turbine entro il 2030. Tuttavia, InterRao gestisce il progetto attraverso la sua joint-venture Russian Gas Turbines, Rgt, con General Electric, che forse sarà chiusa a causa delle sanzioni. Un altro concorrente sul mercato delle turbine a gas è Rep Holding, branca della Gazprombank, che però opera in joint venture con l’italiana Ansaldo Energy.

Siemens detiene anche il 65% di una joint venture con Power Machines, la società di ingegneria del magnate dell’acciaio Alexei Mordashev, già sanzionato. La sua Power Machines ha ripetutamente sollecitato le autorità a spostare i contratti statali per le turbine a gas da aziende straniere come Siemens e ha puntato a contratti per le turbine a gas insieme a Odk Saturn, branca della Rostec. In Russia Siemens gestisce anche Siemens Transformatory. Siemens Gamesa sviluppa progetti di energia rinnovabile con Enel Russia. Inoltre, produce treni elettrici intercity Lastochka attraverso la sua controllata Sinara, che gestisce una joint venture con Urals Locomotives.

Già a marzo Siemens aveva comunicato alle Ferrovie russe la sospensione del contratto per l’acquisto di nuovi elettrotreni Sapsan. Il contratto da 1,1 miliardi di euro era stato firmato nel 2019 e riguardava l’acquisto e la manutenzione di 13 nuovi Sapsan, con consegne previste per il 2022.

Antonio Albanese