#UKRAINERUSSIAWAR. Se esplodono i depositi ucraini di gas, l’UE è in ginocchio

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Volano alti i prezzi del gas in Europa, è sotto gli occhi di tutti. Il prezzo del gas sul mercato spot olandese Tth ha superato i 3.000 dollari per mille metri cubi il 7 marzo, poiché i commercianti di energia temono che il transito di gas naturale dalla Russia all’Europa e l’ampia capacità di stoccaggio dell’Ucraina siano coinvolti nella guerra.

Nel 2019, quasi due terzi delle importazioni di petrolio greggio dell’extra-Ue provenivano dalla Russia (27%), dall’Iraq (9%), dalla Nigeria e dall’Arabia Saudita (entrambe 8%) e dal Kazakistan e dalla Norvegia (entrambe 7%).

Quasi tre quarti delle importazioni di gas naturale dell’Ue provengono dalla Russia (41%), dalla Norvegia (16%), dall’Algeria (8%) e dal Qatar (5%), mentre più di tre quarti delle importazioni di combustibile solido (soprattutto carbone) provengono dalla Russia (47%), dagli Stati Uniti (18%) e dall’Australia (14%).

Uno dei fattori che spingono al rialzo i prezzi è che sia i gasdotti ucraini che l’ampio stoccaggio di gas del paese potrebbero essere coinvolti nella guerra ed essere danneggiati o peggio.

L’Ucraina ha anche la più grande capacità di stoccaggio di gas in Europa. Quando i sovietici sono entrati nel business del gas, hanno costruito quasi tutti i principali serbatoi di stoccaggio in Ucraina, che vengono riempiti nel corso dell’estate in modo che il gas possa essere convogliato ai clienti dell’Europa occidentale durante l’inverno.

I 33,57 miliardi di metri cubi di stoccaggio di gas dell’Ucraina sono poco meno dell’80% di tutta la capacità di stoccaggio di gas al di fuori dell’Ue. Lo stoccaggio dell’Ucraina è anche circa il 21% di tutta la capacità di stoccaggio dell’Europa continentale.

La capacità di stoccaggio di gas dell’Ue è un significativo 161 bcm con la Germania che ha la più grande capacità di stoccaggio individuale (26 bcm), seguita dall’Italia (20 bcm) e dai Paesi Bassi (15 bcm). Tuttavia, senza i super-serbatoi ucraini, l’Europa non può immagazzinare abbastanza gas per l’inverno senza passare ad alternative come il Gnl e le energie rinnovabili, entrambe ancora limitate per espandere le forniture europee.

Al 6 marzo i serbatoi nell’Ue sono pieni solo al 27,3%, il livello più basso in quattro anni, ma questo è ancora molto meglio del 12% che ci si aspettava fossero pieni alla fine della stagione di riscaldamento durante l’inverno dell’anno scorso, dopo aver iniziato la stagione di riscaldamento con il minor quantitativo di gas in stoccaggio degli ultimi due decenni. Ciò significa che l’Europa ha superato questo inverno senza rimanere senza gas come alcuni avevano temuto, dato che la stagione del riscaldamento dovrebbe finire con marzo.

La crisi del gas dell’anno scorso è stata causata da un deficit di circa 15 bcm dai circa 100 bcm che la Russia invia ogni anno al nord Europa, quindi mettere fuori uso la capacità di stoccaggio dell’Ucraina causerebbe già una crisi del gas senza precedenti anche prima che entrino in gioco le preoccupazioni della domanda e dell’offerta.

Eliminando i gasdotti e rimuovendo altri 40 bcm dalle forniture europee, l’Europa precipiterebbe in una crisi del gas ancora più grande che significherebbe il congelamento delle case e blackout a rotazione per tutto il prossimo inverno.

L’UE è chiaramente molto preoccupata da una possibile interruzione delle forniture di gas. Ma chiaramente ci vorranno anni e miliardi di euro per ridurre la dipendenza dell’Europa dal gas dall’attuale 40,1% del suo mix energetico.

Infatti, riporta Bne IntelliNews, la produzione interna all’Ue è diminuita drasticamente negli ultimi anni, quindi la dipendenza dal gas russo è aumentata. La Russia è comunque uno dei maggiori fornitori di combustibili per l’Unione.

Il nuovo Green Deal europeo ha altri 28 anni di tempo e l’Ue sta cercando di capire come evitare un’enorme crisi energetica che potrebbe iniziare tra soli sei mesi. Non c’è abbastanza tempo per fare dei cambiamenti che abbiano un effetto evidente sulle forniture di energia prima di questo ottobre, quando inizierà la prossima stagione di riscaldamento.

L’Ue sta attualmente rivedendo le sue regole in preparazione della costruzione di una “riserva strategica di gas” per immagazzinare gas extra per i tempi di crisi, ma il lavoro su questa struttura non ha nemmeno superato la fase concettuale.

Anche il GNL non è un’opzione, perché semplicemente non c’è abbastanza GNL prodotto per sostituire le forniture russe di gas. Rimuovere questa quantità dal mercato globale in un colpo solo causerebbe una crisi energetica in Asia, che è fortemente dipendente dal Gnl. Il Qatar, il più grande produttore mondiale di Gnl, stima che solo il 15% della sua produzione potrebbe essere riconvertita in mercati diversi.

E l’Europa non ha la capacità dei terminali per accogliere molto più Gnl. I più grandi terminali sono in Spagna, ma la connessione della Spagna alla rete di gasdotti del resto d’Europa è limitata, perché si basa così tanto sulle importazioni di Gnl e non attinge al gas russo che riempie la maggior parte della rete di gasdotti dell’Europa centrale.

L’ultima opzione per l’Ue è quella di ridurre il consumo di energia, ma la direttiva sull’efficienza energetica ha come obiettivo il 2030, troppo in là nel tempo.

Le esportazioni energetiche russe sono ben diversificate, le sanzioni sull’energia non avranno un grande impatto sulle esportazioni della Russia; inoltre, l’imposizione di sanzioni energetiche si ritorce contro i produttori dell’Ue, causando limitazioni nell’offerta e mandando i costi dell’energia alle stelle.

Graziella Giangiulio