#UKRAINERUSSIAWAR. Russia – Ucraina il punto di non ritorno

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Nei circoli intellettuali vicini alla Russia comincia a circolare la voce che Mosca dichiarerà guerra a Kiev. Lo fanno desumere le azioni che da luglio scorso, Putin sta prendendo e che ora sono arrivate alla firma della mobilitazione parziale.

A luglio 2022, Putin ha nominato dei russi o naturalizzati cittadini russi a governatori delle regioni di Kherson e Crimea. Non solo sempre a luglio finiva sul tavolo della Duma di Stato in prima lettura la legge sulla mobilitazione parziale. Che di fatto va a modificare il codice di Procedura penale russo che passa così in “economia di guerra”.

Il 20 settembre la borsa russa chiude con un -8% e le contrattazioni vengono sospese. Il dato peggiore dal 24 febbraio, giorno di inizio della “Operazione speciale”. Sempre il 20 settembre in seconda e terza lettura la Duma approva il disegno di legge che diventa legge il 21 dopo che è stato approvato dal Consiglio Federale e dal presidente Vladimir Putin.

Le dichiarazioni prima di Putin e poi dei suoi stretti collaboratori fanno pensare che per ora la porta del dialogo è sbarrata. A mettere un punto all’operazione speciale e quindi a sancire la sua fine i referendum che dal 23 al 27 settembre si terranno nella regione di Donestk, Luhansk, Kherson, Zaporizhzhia. Questi a differenza di quanto detto dai media italiani non diverranno regioni autonome, l’Ucraina non riconosce il referendum, ma diventeranno territorio russo, saranno annesse. Da quel momento in poi come ha spiegato il vicepresidente del Consiglio della Federazione Konstantin Kosachev: «L’attacco ai territori liberati dopo i referendum sarà considerato un attacco alla Russia».

Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazioni di Leonid Slutsky: «Dopo l’annessione del Donbass alla Federazione Russa, non si possono parlare di negoziati con l’Ucraina».

Se ancora il concetto non è chiaro, riprendiamo le parole del vice presidente del comitato di difesa, Kartapolov, sulla mobilitazione parziale: «Per proteggere il Donbass saranno mobilitati coloro che hanno esperienza in combattimento; chi ha prestato servizio nelle forze armate della Federazione Russa, solo coloro la cui specialità è ora necessaria per la conduzione delle ostilità. Tutti i cittadini convocati saranno addestrati. La sostanza è che i territori sottratti ai confini ucraini una volta annessi non vanno persi e quindi vanno difesi».

Durante una recente intervista, il ministro della Difesa della Federazione Russa, Sergei Shoigu ha detto: «Nell’ambito dell’operazione militare speciale, è in corso un’ampia e difficile opera di combattimento. Tutti i tipi e rami delle forze armate russe, inclusa la triade nucleare, stanno adempiendo al compito fissato dal presidente. La Russia è in guerra non tanto con l’esercito ucraino quanto con l’Occidente nel suo insieme. L’intera costellazione di satelliti della NATO sta lavorando contro la Federazione Russa in Ucraina. Le armi vengono fornite all’Ucraina in grandi quantità, ma la Russia trova metodi per combatterle. Il comando occidentale ha sede a Kiev e dirige l’operazione militare in Ucraina; Poco più di mille mercenari stranieri stanno combattendo dalla parte di Kiev. Più di 70 satelliti militari e 200 civili dell’Occidente stanno lavorando per perlustrare l’ubicazione dei gruppi militari russi. Più del 90% dei feriti durante l’operazione speciale è rientrato in servizio. Le perdite della Federazione Russa ammontano a 5.937 persone che sono morte. Le perdite delle forze armate ucraine sono state di oltre 100mila persone uccise e ferite».

Per riassumere, se così si vuol dire, se dopo l’annessione dei territori ucraini arriva un solo proiettile in quel territorio sarà dichiarato attacco alla Russia che si sentirà in dovere di rispondere e questo comprende una dichiarazione di guerra. Se arriva la dichiarazione di guerra all’Ucraina, in base a un accordo che risale a qualche mese fa, la Polonia deve intervenire in sostegno dell’Ucraina. E dopo? Si chiederà l’applicazione dell’articolo 5 dei Trattati NATO?

Anna Lotti

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