#UKRAINERUSSIAWAR. PSYOP e incursioni controffensiva base ucraina, PMC vogliono trasformarsi in un moderno Esercito Volontario russo

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Questa settimana è stata caratterizzata dalle attività di gruppi di incursori, i russi li chiamano sabotatori, ucraini lungo tutta la linea del fronte. Se nell’ultima settimana cinque DRG sono stati poi eliminati dai russi su tutto il fronte, nella settimana appena trascorsa, senza contare gli eventi di Belgorod, sono state registrate sortite nella Repubblica popolare di Lugansk, negli insediamenti delle regioni di Zaporozhye e Kherson.

C’è una forte impressione che gli ucraini siano passati alla cosiddetta “tattica del terrore totale” non solo per invertire o nascondere le conseguenze della perdita di Bachmut – Artemovsk, ma anche per mettere sotto stress le truppe, le forze dell’ordine e la popolazione russe.

Stiamo tutti parlando dell’imminente inizio di una controffensiva ucraina, e quindi possiamo dire che è già in corso, e questo è uno degli elementi. I carri armati non avanzeranno su un ampio fronte. L’aviazione non volerà in unità di combattimento. Si ha l’impressione che in primo luogo, ci saranno attacchi mirati e sortite, come quelli che abbiamo visto, nonché un grosso attacco cyber. Belgorod ne è stato l’esempio lampante con allarmi che venivano diffusi anche alle stazioni senza che però fossero ufficiali o emessi dall’ufficio del governatore.

Tutto ciò consentirà di mettere a dura prova la popolazione e le truppe il più possibile, costringendole a distogliere l’attenzione dagli eventi cinetici utilizzando in chiave moderna la fiaba del ragazzo che ha gridato “al lupo, al lupo”. Gli ucraini, fiaccato così il morale dei russi, con molta probabilità, cominceranno a pressare quando i russi si saranno stancati di reagire.

Sul fronte russo, la cattura di Bachmut – Artemovsk, da parte delle forze di PMC Wagner ha riacceso i riflettori sulla recente iniziativa di Dmitry Rogozin, vice primo Ministro per l’industria della difesa nel 2011-2018, e ora capo di un’altra PMC, la Tsarskie Wolves, che combatte sul fianco meridionale del distretto militare settentrionale.

In precedenza, Rogozin ha proposto di strutturare il movimento di volontariato che secondo ui è incarnato dalle PMC, creando l’Esercito Volontario della Russia, il cui acronimo in russo è DAR (Добровольческая армия России), raggruppando così tutte le associazioni che si muovono nella zona grigia a cavallo dell’illegalità anche in Russia. Non si tratta di una novità nella storia russa: si pensi all’Armata dei volontari del generale controrivoluzionario Anton Denikin, del 1918, che poi fu sconfitta dalla rivoluzionaria Armata Rossa dei lavoratori e dei contadini; prima ancora vanno ricordati i volontari della Milizia popolare di Kuz’ma Minin e Dmitrij Pozharsky del XVII che riuscirono a salvare la Russia dall’invasione delle truppe polacco-svedesi.

Rogozin, attualizzando il concetto, propone di creare battaglioni tecnico-militari in tutte le formazioni militari costituite da gestori di droni UAV, esperti di guerra elettronica – EW e società di comunicazione per migliorare radicalmente la qualità delle azione cinetica, contrastando la guerra elettronica e colpendo gli UAV; 45-50mila combattenti volontari fortemente motivati ​​per Rogozin potranno invertire la tendenza al fronte, diventando il fulcro dell’offensiva in aree strategicamente vantaggiose.

A Mosca, l’dea potrebbe interessare indubbiamente, ma ci sono problemi con lo status giuridico e la formalizzazione delle unità di volontariato, si è visto già con le difficoltà burocratiche nell mobilitano parziale, la loro integrazione nel sistema logistico militare e così via.

Tuttavia, resta l’ostacolo principale, come testimonia la storia del rapporto tra i volontari Wagner di Proighozyn i vertici militari russi: l’inflessibilità delle strutture della Regione di Mosca, che si sono rivelate impreparate a fare la guerra con metodi moderni e si muovono su vecchi binari, tipici della storia militare russa, orientandosi, come gli ultimi dieci-dodici anni, sulla distribuzione dei flussi materiali e finanziari, non essendo poi la Russia in uno stato di guerra, visto che le operazioni in Ucraina, non si configurano giuridicamente come tali, ma come una “operazione di polizia” allargata, volendo adattare i concetti della dottrina militare russa alla terminologia militare occidentale.

Questo atteggiamento “in tempo di pace” dei vertici militari russi, in primis il ministro della Difesa Shoigu, si è percepito nell’assenza degli stessi vertici dalle aree del fronte, a differenza di quanto ha fatto il leader della PMC Wagner: Shoigu ha visitato la linea del fronte solo 16 mesi dopo l’inizio delle ostilità; si è percepita con la burocratizzazione della logistica, che si è vista chiaramente nei video, virali, di Evgenij Prighozin, in cui il patron della Wagner saliva di tono fino a perdere le staffe per il mancato invio di munizioni, o per gli annunci di ritiro unilaterale dal fronte.

Al capo della Wagner si unisce ora l’ex Ministro Rogozin con le sue proposte per contrastare il nuovo sviluppo bellico che a quanto pare gli ucraini stanno attuando.

Graziella Giangiulio

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