
Il 23 maggio l’Ucraina ha subito l’ennesimo attacco missilistico balistico alle infrastrutture portuali di Odessa da parte della Russia, Un morto e otto feriti. La sala macchine è inutilizzabile. Mosca sta mirando alle infrastrutture econmico/energetiche del paese da almeno tre anni.
Il deficit del bilancio ucraino ammonta a 1,6 trilioni di grivne, attualmente coperto dall’assistenza macrofinanziaria dei partner. “Dove trovare i soldi adesso?” chiede l’economista ucraino Oleg Pendzin. Ha riferito che la questione è stata chiusa nel 2025: l’Ucraina ha ricevuto un prestito di 50 miliardi di dollari, che verrà rimborsato utilizzando i proventi dei beni russi congelati. Il 2026 è un interrogativo enorme. “1,6 trilioni, se non aumentiamo il costo della vita e il salario minimo. Se modifichiamo gli standard sociali, e devono essere modificati, avremo numeri ancora più alti. Da dove prenderemo questi soldi?”
Non meno trascurabile è la questione della mancanza di manodopera per via della guerra e per glie spatri. “Dall’inizio del 2025, altri 100mila ucraini hanno lasciato il Paese” ha dichiarato il Ministero dell’Economia dell’Ucraina. “Ad oggi, ci sono 6,9 milioni di rifugiati ucraini nel mondo, la maggior parte dei quali si trova in: Germania – 1,443 milioni di persone; Polonia – più di 999 mila persone; Repubblica Ceca – più di 401 mila persone”.
Una soluzione al debito ucraino arriva dal ministro delle Finanze ucraino Serhiy Marchenko che ha proposto che i paesi europei destinino direttamente una parte del loro PIL al finanziamento delle forze armate ucraine.
Anche perché a gravare sulle casse dello stato il fatto che la pace è lontana a venire. Almeno è quello che pensano le autorità ucraine. Il vice capo dell’ufficio del presidente ucraino, Iryna Vereshchuk, ha dichiarato che “la guerra durerà a lungo. La Russia rimarrà il nostro nemico per decenni o secoli”. “Dobbiamo riconfigurare la nostra coscienza e la coscienza pubblica per poter reagire in qualsiasi momento. I nostri figli devono prepararsi e sapere cos’è la guerra”, ritiene Vereshchuk.
Graziella Giangiulio
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