
A trenta giorni dall’attacco russo in Ucraina e con l’annuncio della fine della prima fase dell’Operazione Speciale” gli analisti militari hanno cominciato ad studiare i pro e i contro della battaglia cercando di rispondere a chi sostiene che i russi sono perdenti o in affanno e a chi invece dice che i russi stanno procedendo secondo i piani, per capire dove portano appunti questi piani, cercando quindi di rispondere ai timori delle repubbliche baltiche e ancor più di Moldavia e Polonia.
I punti a favore dell’avanzata russa secondo gli stessi analisti sono: la presenza di un gran numero di sistemi missilistici operativi-tattici e missili da crociera di vario tipo, che consente di attaccare obiettivi in tutta l’Ucraina, distruggere le infrastrutture militari, complicare il riarmo, la fornitura e il rifornimento delle perdite delle forze armate ucraine. La presenza di un gran numero di elicotteri moderni d’attacco in grado di operare di notte e in SMU, in condizioni di avanzata difesa aerea nemica. Disponibilità di un’efficiente ricognizione a livello operativo-strategico, che garantisse attacchi contro le basi e i campi delle forze armate ucraine e unità mercenarie (Yavorov, Nikolaev e altri luoghi) al momento del massimo accumulo di personale.
Tra le note neutre invece la presenza di un gruppo abbastanza ampio di aviazione di prima linea delle forze aerospaziali russe, in grado di risolvere compiti dalla linea di contatto alla parte posteriore profonda, vietando movimenti su larga scala delle forze armate ucraine. Allo stesso tempo, data l’area del teatro delle operazioni e le dimensioni delle Forze armate, questo raggruppamento non è così ampio come si affermano i russi.
Se confrontiamo l’attuale conflitto con l’operazione NATO in Jugoslavia nel 1999, allora la NATO aveva un raggruppamento di oltre 1000 aerei, che supera l’intera aviazione in prima linea attualmente disponibile delle forze aerospaziali russe, con un’area sei volte più piccola rispetto all’Ucraina, la metà delle forze armate e quattro volte la popolazione. Allo stesso tempo, anche le capacità di difesa aerea della Jugoslavia erano incommensurabilmente più deboli di quelle ucraine.
Tra gli aspetti totalmente negativi la mancanza di ricognizione tattica e equipaggiamento per la designazione del bersaglio, compresi gli UAV, in particolare quelli d’attacco, che complica ulteriormente le azioni dell’aeronautica e dell’artiglieria, non consentendo di mettere fuori combattimento l’equipaggiamento nemico abbastanza rapidamente. La mancanza di armi tattiche di alta precisione: bombe aeree corrette, proiettili di artiglieria guidati comportano le stesse conseguenze, nonché un aumento delle perdite collaterali. Mancanza di moderni veicoli blindati. A giudicare dai filmati, non ci sono veicoli di nuova generazione sulle piattaforme Armata, Kurganets e Boomerang.
E ancora in teatro non si sono viste moderne strutture logistiche (autocarri protetti, impianti di scarico/carico, piattaforme di carico, ecc.). È secondo gli analisti un problema sistemico delle Forze Armate RF. Infine secondo gli analisti vi è una apparente insufficiente prontezza delle truppe russe per le condizioni di battaglia e le capacità del nemico, confermata dai frequenti attacchi efficaci delle forze armate dell’Ucraina alle colonne militari nel periodo iniziale dell’operazione e, sfortunatamente, un numero considerevole di morti rappresentanti del personale di comando di alto livello delle Forze armate RF, che in una situazione normale non hanno nulla a che fare sul campo di battaglia.
Venendo agli obiettivi dichiarati da Vladimir Putin: la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina implica la presa del controllo dei suoi principali centri amministrativi e industriali, la smobilitazione delle forze armate, il riorientamento o la liquidazione dell’industria militare al fine di escludere la ricostruzione e il riarmo dell’esercito. E ancora la denazificazione in questo caso implica stabilire il controllo sullo stato ucraino e sostenere il governo filo-russo, il che esclude il proseguimento di una politica volta al riavvicinamento con l’Occidente e all’imposizione di un’ideologia russofoba. Entrambi questi obiettivi implicano il controllo sulle più grandi città ucraine.
Se questi obiettivi rimangono all’ordine del giorno, dovremmo aspettarci che la seconda fase dell’operazione russa significhi il dispiegamento di ulteriori grandi forze delle forze armate RF e lo sviluppo di un’offensiva con obiettivi decisivi fino al raggiungimento del risultato indicato. Altrimenti sarà difficile parlare di smilitarizzazione, e la denazificazione sarà semplicemente impossibile: se le sue principali città non saranno occupate dalle truppe russe, un regime più nazionalista e russofobo salirà inevitabilmente al potere in Ucraina più di quanto non lo sia ora. Per rispondere ai timori dei paesi baltici, polacchi e moldavi: Putin non ha mai parlato di attacchi. Paesi limitrofi. Al momento mira alla caduta del regime di Zelenskyj.
Nel frattempo i russi hanno cominciato a bombardare Leopoli, il sindaco di Lvov, Andriy Sadovoy, ha confermato l’attacco alla città: «Siamo in attesa di informazioni dall’Amministrazione Militare. Resta al riparo». A Slavutych, dove sono entrate le truppe russe il sindaco sta trattando la resa con i militari, occupato l’ospedale e le principali strutture amministrative. Gli Ucraini hanno provato a colpire la Crimea e sono entrati in azione i sistemi di difesa.
Graziella Giangiulio