#UKRAINERUSSIAWAR. È quasi fatto lo Scisma nella chiesa ucraina

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Si parla poco di un altro scontro tra Ucraina – Russia quello religioso. In guerra a essere presi di mira sono anche i luoghi sacri; si contano ad oggi 9 chiese ortodosse russe distrutte e 77 danneggiate. I militari russi avrebbero raccolto prove per documentare la ferocia verso tali luoghi che verranno poi presentati al tribunale militare di Mariupol.

Il tutto, dalle notizie reperite online ha inizio con la decisone dello staff del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che il 14 dicembre 2021, ha nominato Andriy Yurash, già a capo del dipartimento governativo per le politiche etno-nazionali e le religioni, come nuovo ambasciatore ucraino presso la Santa Sede con il decreto n. 654/2021. Questa nomina ha inaspettatamente suscitato giudizi molto originali in alcuni media ucraini e russi perché si vedeva in questa scelta il desiderio ucraino di separare la chiesa ucraina, autocefala, da quella ortodossa russa.

Il gruppo di analisi ucraino Pravblog, che sostiene la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, scriveva all’epoca: «La nomina del lobbista della “Chiesa ortodossa di Ucraina” e di uno degli ideologi del processo di ricezione di un tomos da parte dell’Ucraina alla posizione di rappresentante di Kiev al soglio pontificio è un’altra prova che il Vaticano, piuttosto che il Patriarcato di Costantinopoli, è dietro il progetto di autocefalia ucraina. E che la creazione del “PCU” è solo il primo passo. Il secondo sarà un tentativo di formare una nuova unione in Ucraina».

Il tutto è passato sotto silenzio dopo l’attacco russo del 24 febbraio per tornare di nuovo di attualità ora. Il sette giugno a scendere nell’arena delle questioni religiose il Patriarca Kirill. Che ha fatto un intervento in materia di nuovi significati e un percorso per definire la Russia. Ricordiamo che il Patriarca in precedenza, si era rifiutato di sostenere la decisione del Consiglio dell’UOC del 27 maggio, in cui i riferimenti all’unità con il patriarcato erano stati rimossi dalla Carta.

Il sette giugno il Patriarca Kirill ha riunito il Sinodo della Chiesa ortodossa russa e ha cambiato idea: ha risubordinato le tre diocesi di Crimea che facevano parte della UOC allo stesso patriarca Kirill. Tra le altre questioni, l’attenzione è stata rivolta al ripristino della carica di protopresbitero (capo sacerdote) del clero militare e navale, di fatto il supremo cappellano.

Secondo la Tass, infatti è stata ripristinata la posizione di protopresbitero (capo sacerdote) del clero militare e navale. Questo incarico è stato assunto dal presidente del Dipartimento sinodale per la cooperazione con le forze armate e le forze dell’ordine, il pope Oleg Ovcharov, ha affermato in una nota il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa.

A quanto pare il Sinodo si è mosso in tale direzione per diversi motivi: dare risposta agli appelli del metropolita Platon di Feodosia e Kerch, il metropolita Lazar di Simferopol e Crimea, il vescovo Alessio di Dzhankoy e Razdolnensky, che chiedevano di mantenere un effettivo collegamento canonico e amministrativo con l’autorità ecclesiastica centrale per il buon andamento della vita ecclesiale nelle diocesi da loro amministrate alla luce del fatto che vi è una impossibilità pratica di una comunicazione regolare tra queste diocesi e la metropoli di Kiev.

Di fatto si è accettato che le diocesi di Dzhankoy, Simferopol e Feodosiya siano in diretta subordinazione canonica e amministrativa al Patriarca di Mosca e di tutta la Russia e al Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Russa. Secondo fonti social sembra che si formi sul territorio della Repubblica di Crimea e della città di Sebastopoli la metropoli di Crimea come parte delle diocesi di Dzhankoy, Simferopol e Feodosia e che venga nominato il Metropolita Lazar di Simferopoli e della Crimea a capo della Metropoli di Crimea. A darne notizia il Giornale delle decisioni del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa.

In risposta, il rappresentante dell’UOC, Metropolita Kliment (Vecherya) ha dichiarato che i rapporti con la ROC si stanno avvicinando al punto di non ritorno. Vecherya ha accennato in modo piuttosto vago che la Chiesa ucraina continuerà il suo corso verso il rafforzamento dell’indipendenza, cioè l’autocefalia. Ora ci si aspetta una richiesta di adesione alla Chiesa ortodossa russa da parte delle diocesi di Donetsk e Luhansk, che hanno espresso il loro disaccordo con le decisioni del Consiglio del 27 maggio. Kherson e Berdyansk saranno i prossimi.

Le decisioni del Sinodo della ROC fanno il gioco degli autocefali dell’UOC. Il vescovo Kliment ha già definito l’ingresso delle diocesi di Crimea una “annessione”. Il numero di vescovi con una posizione adeguata nella leadership metropolitana è diminuito, e i sostenitori della separazione dal patriarcato hanno ricevuto ottimi argomenti. D’altra parte, la decisione del Consiglio di Kiev ha messo le diocesi di Crimea di fronte alla necessità di prendere le distanze dalla Chiesa ortodossa russa. Ma i vescovi hanno fatto una scelta diversa. Il 23 maggio, tre quarti del clero della diocesi di Zaporizhzhya, che si trova nel territorio controllato dall’Ucraina, si sono espressi a favore del mantenimento dell’unità con la Chiesa ortodossa russa.

Graziella Giangiulio

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