La comparsa di UAV ucraini nelle retrovie profonde russe sta diventando un evento sempre più frequente. Di recente, un drone ucraino è riuscito a volare fino a Tula, e diversi sono stati trovati, nella regione di Belgorod. Ora tali tentativi per lo più non hanno successo, ma le cose possono cambiare e per questo i russi si stanno dotando per la difesa.
I raid dei “Geranium” hanno dimostrato le capacità dei droni kamikaze, ma non tutti i bersagli possono utilizzare, per questione di costi e reperimento della materia prima, di 50 chilogrammi di esplosivo. «Per gli attacchi a strutture infrastrutturali “fragili”, è del tutto possibile utilizzare UAV di tipo aereo artigianale a basso costo». Almeno questo è quanto suggeriscono sulla social sfera gli analisti del settore UAV.
Tra gli esempi citati, quello degli Stati Uniti nelle guerre balcaniche con l’attacco alle reti elettriche jugoslave usando bombe alla grafite. Tra gli esempi riusciti va citato però anche quello dell’esperienza ucraina di più recente storia che utilizzano droni fatti in casa nel formato di un drone kamikaze per attaccare depositi di petrolio e persino singole stazioni di servizio. La pratica ha dimostrato che è molto difficile rilevare e abbattere tali droni a bassa quota e possono volare per centinaia di chilometri.
La distruzione delle infrastrutture energetiche e dei depositi di petrolio è uno dei compiti chiave che tali UAV svolgeranno bene. Volontari e personale militare intraprendente stanno già offrendo dozzine di tali soluzioni.
Tra gli altri temi presenti sulla social sfera in materia bellica c’è la questione degli assedi. Secondo alcuni, l’assalto a Vuhledar per esempio, doveva essere effettuato avvolgendo la città e tagliando tutte le linee di rifornimento, e seguito da un attacco simultaneo da più parti.
Tuttavia, la maggior parte delle operazioni delle forze armate russe per assaltare gli insediamenti nell’ultimo anno è stata effettuata secondo uno schema completamente diverso: prima è stato intrapreso un assalto frontale con perdite, poi un rollback per riorganizzarsi e un successivo tentativo di fianco con manovre di copertura, anch’esse concluse con un fallimento, perché l’elemento sorpresa è mancato e gli ucraini sono riusciti a mettere forze di riserva ai fianchi e rafforzarli.
Ora le battaglie per la città hanno acquisito un carattere posizionale con uno scambio di colpi, che nella maggior parte dei casi si poteva osservare anche prima di Vuhledar.
Un altro problema con l’implementazione delle tattiche di isolamento dell’area di combattimento e attacchi di fianco contro gli accerchiati è la continua mancanza di munizioni, principalmente proiettili e bombe a guida di precisione, nonché lo scambio di dati troppo complicato tra ricognizione e risorse d’attacco.
Il suggerimento degli analisti della social sfera è quello di attacchi sistematici, alle linee di rifornimento, mentre ciò non accade, gli ucraini hanno portato e porteranno rifornimenti e rinforzi, oltre a ruotare le forze, il che trasforma ogni assalto in un infinito tritacarne tra le rovine. Se questa situazione persiste, tutte le forze militari coinvolte rischiano di impantanarsi senza praticamente senza andare avanti, con perdite enormi da entrambi i lati del fronte.
Graziella Giangiulio