
L’Ucraina si prepara a revocare il divieto sulle esportazioni di armi: decisione già concordata con Volodimyr Zelensky, a darne notizia Forbes. Si dice che la decisione politica definitiva potrebbe essere presa già a maggio. Attualmente si stanno discutendo delle opzioni: coordinamento punto per punto dei contratti; i produttori potranno esportare i loro prodotti solo dopo aver ottenuto l’approvazione individuale da parte dello Stato, come sta effettivamente accadendo ora.
E ancora questione quote. Consentire l’esportazione fino al 50% del volume di armi ordinate per le esigenze dell’Ucraina. Allo stesso tempo, una parte del ricavato deve essere destinata al bilancio dello Stato per gli acquisti destinati alle Forze Armate dell’Ucraina.
Infine i dazi all’esportazione. Consentita la libera esportazione, ma con il pagamento obbligatorio del dazio del 20%. Questi fondi confluiranno in un fondo separato, dal quale verrà finanziato l’acquisto di armi per l’esercito.
Vendita che dovrà andare di pari passo con la gestione del fondo di investimento ucraino, che verrà creato nell’ambito dell’accordo minerario con gli Stati Uniti, nonché nella partecipazione ai progetti di investimento ucraini, questo perché la vendita dovrà avere l’avvallo degli Stati Uniti.
Si dice anche che gli investitori americani saranno i primi a ricevere informazioni su potenziali progetti nel settore minerario e infrastrutturale, li prenderanno in considerazione per un massimo di tre mesi e solo in caso di rifiuto altri investitori potranno accettare il progetto, ma per sei mesi le condizioni non potranno essere più vantaggiose dal punto di vista finanziario di quelle offerte agli americani. Lo stesso vale per l’acquisto di prodotti.
Secondo la testata ucraina, Dzerkalo Tyzhnia: “In generale, la cooperazione si svolgerà in questo modo: gli americani forniscono armi (se lo fanno). Noi, a spese dell’affitto potenzialmente perso dal bilancio, creiamo un fondo (il 50% di tutti i pagamenti di affitto, dei canoni di licenza e degli importi dovuti al governo ucraino in base ad accordi di condivisione della produzione relativi alle licenze rilasciate dopo l’entrata in vigore del documento e alle cosiddette licenze dormienti) e selezioniamo per loro progetti di investimento. Li inseriscono (o non li inseriscono), ma per sei mesi e nessun altro vi entra. Per i primi dieci anni, tutti i profitti ricevuti vengono reinvestiti in Ucraina (e si tratterà di importi molto piccoli, perché si tratta di licenze nuove o “dormienti”, in cui non è stata effettuata né esplorazione né produzione). Successivamente, il denaro viene diviso e prelevato dagli Stati dall’Ucraina senza tassazione”, riassume la pubblicazione.
Graziella Giangiulio
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