#UKRAINERUSSIAWAR. Bollettino di guerra dai vari fronti

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Il 21 marzo il ministero della Difesa della Federazione Russa ha pubblicato il filmato della distruzione del centro di addestramento del 132° battaglione di ricognizione delle truppe d’assalto aereo dell’Ucraina nella regione di Zhytomyr. Secondo i russi all’interno del centro di addestramento vi erano istruttori stranieri e mercenari: sarebbero stati uccisi oltre 100 militari. Anche le attrezzature militari e le infrastrutture militari sono state distrutte.

Dal fronte sud, Nikolaev, gli uomini forze delle forze armate ucraine hanno lanciato il 20 marzo un contrattacco in direzione sud-est. Le forze armate dell’Ucraina hanno raggiunto la regione di Kherson e circa 40 km prima della città si sono fermate.

Dal lato di Voznesensk e Nikolaev, i filo russi ucraini si sono ritirati verso nord. Anche di notte, l’Ucraina lancia attacchi con razzi Tochka-U nelle aree residenziali di Mariupol. La difesa aerea russa ha intercettato quasi tutti i missili ucraini e con degli Iskander ha distrutto i lanciatori che si trovavano a sud di Zaporozhye. Le forze armate ucraine sono state colpite a Nikolaev e nella stessa Voznesensk: una serie di strutture militari, depositi di carburante e caserme sono state distrutte; secondo i russi un gran numero di soldati ucraini sarebbero stati uccisi. E dal 20 marzo si sono intensificati i voli degli aerei da combattimento russi su Odessa.

Sul fronte Est. I combattimenti continuano a Mariupol. Le forze combinate russe hanno compiuto progressi significativi sulla sponda sinistra. L’amministrazione distrettuale è stata presa, così come l’aeroporto di Mariupol è stato preso dalle forze militari russe. I combattimenti proseguono nello stabilimento di Azovstal, dove il battaglione Azov ha in effetti trasformato l’impianto siderurgico in una “fortezza”. Il 21 marzo sono stati effettuati massicci attacchi aerei sull’impianto. Stando ai social media russi, la posizione degli ucraini sarebbe ora completamente senza speranza. Dopo il rifiuto di abbassare le armi e uscire dalla città con degli autobus seguendo il modello già utilizzato in Siria, qualche militare degli Azov sta lasciando la città mescolandosi ai civili mentre coloro che sono rimasti hanno chiesto aiuto alle loro truppe, ma la risposta ufficiale di Kiev è stata fino ad ora negativa.

Cosa è il modello siriano? Il ministero della Difesa della Federazione Russa ha offerto ai membri del Battaglione Nazionale Azov di arrendersi e di lasciare la città lungo il corridoio umanitario usando dei mezzi di trasporto civili.

Nel settore di Donetsk, le forze ucraine-russe avanzano verso Kurakhovka. A Ugledar è stata confermata l’informazione che le forze armate ucraine avevano lasciato la città, ma nemmeno le forze russe sono ancora entrate, si sono spostate più a nord in modo da accerchiare le forze armate ucraine. La LPR continua ad avanzare su Severodonetsk, dove è avanzata di 2 km. Le forze ucraine-russe avanzano nei distretti meridionali di Rubizhne.

Si combatte anche Izyum – nel sud della città c’è uno scontro con le forze regolari ucraine, la notte del 20 marzo avrebbero colpito le forze filo russe con proiettili al fosforo. Le unità avanzate delle repubbliche separatiste, poi, si sono spostate più a sud e stanno già combattendo alla periferia di Slavyansk. A Kharkov e dintorni, le forze armate ucraine hanno subito pesanti perdite a causa di attacchi missilistici e sganci di bombe da parte delle forze russe. Il 20 e il 21 marzo, c’è stato di nuovo attacco di Tochka-U nella regione di Donetsk, 4 donne hanno perso la vita.

Sul fronte nord, ci sono poche nuove informazioni. Si registrano soprattutto posizionamenti tipici della guerra di posizione. Nell’ovest dell’Ucraina, l’impianto di riparazione di aeromobili di Leopoli è stato distrutto da attacchi di alta precisione.

Nel tam tam di notizie sulla social sfera russa e ucraina, tutti sono sono d’accordo nel parlare di disastro umanitario a Mariupol: fino a 130mila residenti rimangono bloccati in città. Per gli ucraini colpa dei russi e viceversa.

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Graziella Giangiulio