UE e USA pronte per il TIPP

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BELGIO – Bruxelles 19/05/2014. Entro il termine dell’anno in corso UE e Stati Uniti potrebbero firmare il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TIPP), un accordo che, oltre a favorire lo scambio di merci tra due delle maggiori superpotenze economiche, porterebbe ad una ridefinizione del quadro geopolitico globale. 

 

Tale intesa, avallata da politici e multinazionali europei e statunitensi, si pone come fondamentale obiettivo l’abbattimento delle barriere tariffarie e non tariffarie che frenano gli investimenti. La revisione delle norme non tariffarie, però, peserebbe soprattutto sull’attuale legislazione europea che prevede regole stringenti in materia di ambiente, salute, lavoro, istruzione. Un adeguamento delle stesse, rispetto al contraente americano, infatti, comporterebbe la libera circolazione sul suolo comunitario di Ogm e sostanze chimiche bandite in quasi tutti i Paesi occidentali e permetterebbe lo sviluppo anche in Europa del fracking, tecnica di estrazione dei combustibili fossili come petrolio, gas di scisto, tight gas (gas di sabbie compatte) e CBM (metano estratto dal carbone del sottosuolo), ormai diffusa in gran parte degli Stati Uniti, ed in particolare in Pennsylvania, Ohio, West Virginia, Oklahoma e Texas.

Negli USA la fatturazione idraulica è largamente utilizzata poiché le industrie di gas e petrolio sono esentate dal rispetto di alcune delle più importanti leggi sull’ambiente, tra cui il Safe Drinking Water Act, il Clean Air Act e il Clean Water Act. L’Europa, invece, appare divisa tra Stati fortemente favorevoli all’estrazione del gas di scisto, come Regno Unito e Polonia, e Stati, come Francia, Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca e Germania, apertamente contrari alla fratturazione idraulica o che hanno sospeso lo sfruttamento dei propri giacimenti per motivi di impatto ambientale. Le preoccupazioni maggiori di questi ultimi Paesi, infatti, riguardano l’inquinamento causato dalle sostanze chimiche addizionate all’acqua, necessarie a ridurre l’attrito o ad eliminare i microrganismi, durante il processo di fracking ed il rischio sismico derivante da tale metodo di estrazione. L’UE, d’altro canto, non può imporre un divieto di fracking a livello comunitario né, pertanto, definire il mix energetico degli Stati membri, ma attraverso una Raccomandazione, adottata dalla Commissione lo scorso 22 gennaio, intende aiutare i Ventotto a gestire i rischi ambientali e sanitari, aumentando nel contempo la trasparenza nei confronti dei cittadini.  

La stipula del TIPP, dunque, potrebbe provocare nel Vecchio Continente un considerevole aumento degli interventi di fratturazione del suolo, ma c’è di più. Attraverso l’Investor-State Dispute Settlement (ISDS), previsto nello stesso Trattato, gli Stati che si oppongono all’estrazione di combustibili fossili non convenzionali sarebbero costretti a pagare risarcimenti milionari alle compagnie di settore, in quanto queste ultime, se sentissero minacciate le proprie aspettative di profitto, potrebbero appellarsi a specifici tribunali internazionali.

È altresì importante precisare che l’UE, anche in virtù dell’attuale caos ucraino, deve necessariamente ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. A tal proposito Barack Obama, recentemente intervistato da The Guardian, ha affermato che al fine di una incremento di competitività l’Europa deve mirare ad una maggiore indipendenza energetica, diversificando le fonti ed aumentando la propria attività di fracking. Sulla stessa linea del presidente americano si colloca il commissario europeo per l’energia Guenther Oettinger, per il quale lo sfruttamento dello shale gas rappresenta uno dei temi cardini dell’agenda europea.