UE. Pensare ad una Difesa comune senza gli USA

17
Screenshot

Alla fine l’Europa ha compreso che l’equilibrio di potere globale è cambiato e gli Stati Uniti non sono più disposti ad assumersi la difesa del Vecchio Continente pagando di tasca propria tutto.

Se Washington è la forza trainante dietro la resistenza dell’Ucraina all’invasione russa; la stessa Washington sta negoziando direttamente con Putin su base individuale, lasciando fuori l’Europa, riporta AT.

Il Libro Bianco della Difesa UE prevede che gli europei debbano stanziare 300 miliardi di euro per la spesa per la difesa al fine di porre fine alla loro dipendenza militare dagli Stati Uniti entro il 2030. La situazione è tutt’altro che chiara. Attualmente, i 300 miliardi di euro che l’UE vorrebbe che i suoi membri stanziassero per la spesa per la difesa non esistono. I fondi dovranno essere reperiti.

Considerato che la difesa è una prerogativa nazionale, spetterà a ciascun Stato membro dell’UE decidere non solo se aumentare la quota del proprio PIL destinata alla difesa, ma anche, se desidera procedere, come reperire i fondi necessari. Sganciare l’UE dal suo ex protettore americano, la cui affidabilità è ora messa in dubbio, è ben più di una questione di finanziamenti. Negli ultimi 80 anni, l’Europa ha prosperato sotto la protezione dell’ombrello americano.

Sullo stesso territorio coesistono due enti: la NATO, sotto il patrocinio americano, e la Comunità Europea. Sebbene la NATO sia un’alleanza diplomatico militare e l’UE un’alleanza istituzionale, il rapporto tra le due è confuso: dei 27 Stati membri dell’UE, 23 sono contemporaneamente membri della NATO.

Il tentativo dell’UE di svincolarsi dalla sua eccessiva dipendenza dall’ombrello americano si basa su due presupposti fondamentali: la Russia rimarrà una minaccia militare per l’Europa; gli Stati Uniti non sono più il partner affidabile che si pensava fossero.

Rebus sic stantibus, il riarmo dell’UE è, di fatto, un piano di emergenza che riguarda essenzialmente gli “Stati di prima linea”: Germania, Stati baltici, Finlandia e Polonia. Per loro, una Russia risorgente rappresenta una minaccia storica. La minaccia, ai loro occhi, è stata confermata solo dall’invasione dell’Ucraina da parte di Putin.

Al contrario, Paesi come Italia, Spagna e Portogallo non sono mai stati direttamente esposti alla Russia. Pertanto, il riarmo per affrontare una minaccia russa che potrebbe non materializzarsi mai non rientra tra le loro priorità. Questa diversa percezione della natura della minaccia che l’Europa deve affrontare e il sovrapporsi di due alleanza e due bilanci di difesa spiega in gran parte perché non esiste una politica di difesa integrata dell’UE.,

La guerra in Ucraina, con le sue ripercussioni globali, e l’ascesa dell’amministrazione Trump, con la sua propensione ad agire da sola, hanno colto gli europei senza una politica estera comune e senza una strategia di difesa integrata.

Poiché la creazione di un esercito “europeo” è irrealizzabile sia tecnicamente che politicamente, l’unica risorsa rimasta all’UE è quella di promuovere il potenziale difensivo dei singoli Stati membri. Questo obiettivo è più facile da formulare che da raggiungere.

Le frammentate industrie della difesa europee non solo competono tra loro, ma devono anche fare i conti con le offerte delle aziende americane. Attualmente, il 60% delle armi utilizzate dagli europei è di origine americana e il mercato europeo corrisponde al 35% di tutte le esportazioni di armi americane.

Attraverso la NATO, gli europei hanno standardizzato i loro proiettili di artiglieria pesante a 155 mm. Pertanto, i dieci modelli di pezzi di artiglieria che gli europei hanno donato all’Ucraina sparano proiettili dello stesso calibro. Tuttavia, i pezzi di artiglieria che sparano i proiettili sono tutti di progettazione diversa, creando così un incubo logistico in termini di manutenzione e pezzi di ricambio. La stessa frammentazione esiste a livello di velivoli, sistemi antiaerei a lungo raggio e, ultimo ma non meno importante, intelligence, per i quali, al momento, non esiste alcun sostituto al contributo americano.

In questa prospettiva globale, la NATO non ha creato un ambiente che incoraggiasse gli europei a sviluppare una politica di difesa autonoma e integrata come alternativa alla loro dipendenza dagli Stati Uniti.

Il riarmo, così come descritto dalla Commissione Europea, riguarda essenzialmente i due principali “Stati in prima linea”, ovvero Polonia e Germania, con Svezia e Francia nell’entroterra, ai margini. Con una popolazione totale di circa 135 milioni di persone, senza contare il loro peso economico, non sarebbero certo in una posizione di svantaggio se si dovesse affrontare la presenza di circa 140 milioni di russi.

In termini pratici, il “riarmo” europeo significa in realtà riarmo tedesco. Certo, ci vorrà un decennio o più, ma ripristinerà il ruolo storico della Germania come principale potenza militare europea e cuscinetto contro la Russia. Resta poi sul tavolo la questione del deterrente nucleare europeo.

Tommaso Dal Passo

Segui i nostri aggiornamenti su Spigolature geopolitiche: https://t.me/agc_NW e sul nostro blog Le Spigolature di AGCNEWS: https://spigolatureagcnews.blogspot.com/