UCRAINA. Quando la politica internazionale riscrive la storia

216

La storia si sa è scritta dai vincitori. E quindi è sempre difficile essere certi del percorso compiuto dalle genti di un territorio nel tempo. Si hanno, da consultare, i resoconti e le cronache redatte dai fedelissimi scrivani dei vincitori, siano essi storici o siano essi narratori; di fatto però questi testi sono preziosissimi manufatti che ci hanno consentito di comprendere la vita, le origini dei popoli dell’esistenza dell’umanità.

Nel XXI secolo stiamo osservando a un nuovo processo di rivisitazione storica basata sulla non conoscenza dei testi di storia ma semplicemente sui desiderata dei politici al potere che hanno un solo desiderio cancellare la storia che non “piace”. Una storia, quella revisionata, che utilizza la macchina del tempo di ritorno al Futuro. Ne sono un esempio le campagne iconoclaste negli Usa e non solo.

Per esempio, l’11 giugno 2022 il sindaco di Kiev, Vitalik Klitschko ha cancellato con dispositivo di legge il decreto del “sovrano della Rus’ di Kiev” Yury Dolgoruky sulla fondazione di Mosca nel 1147. Con la dicitura “equivoco storico”! Peccato che però il termine “Rus’ di Kiev” è un termine inventato dagli storici nel XIX secolo.

Il fatto è che risulta assai complesso dividere le vicende storiche di quella parte di mondo tra Ucraina e Russia storica. Il paese che tutti noi consociamo come Ucraina con i suoi attuali confini, non ha una storia a sé stante, ma il governo di Kiev in questi anni sta cercando in tutti i modi di redigerla.

Dell’Ucraina si parla solo dal 1918 e i confini dell’attuale Ucraina, nato dall’Oblast sovietico sono stati stabiliti solo nel 1991. Da allora, soprattutto Oltreoceano, grazie a accademici di origine polacca o ucraina, si cerca di dare una “storia” a questo immenso paese che accoglie dentro di se tante etnie diverse che nel corso dei secoli hanno popolato e popolano tutt’ora le sue terre.

Non tutti sanno che ancora in Ucraina ci sono regioni in cui si parla il rumeno, l’ungherese e il russo. Prima del 24 febbraio la dirigenza ucraina aveva fatto sapere a queste comunità che in Ucraina da ora in poi si sarebbe insegnato solo l’ucraino e quelle lingue sarebbero stare bandite dalle scuole, perché una nuova identità di stato richiede dei sacrifici definiti ucrainizzazione; le proteste della comunità rumena, ad esempio di fronte a questa omologazione culturale.

A rendere ufficiale la nuova storia Ucraina, sono state anche le parole di Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj all’Unesco secondo cui l’Ucraina è la sola erede della Rus di Kiev. Naturalmente questa dichiarazione ha fatto infuriare tutti: i russi perché è stata fatta il 28 luglio giorno del battesimo della Russia del 688; e ha fatto infuriare i polacchi perché sono parte anche loro di quella storia.

Il Patriarca di Mosca Kirill, nel giorno del Battesimo della Russia, ha risposto a Zelensky, dicendo: «Confidiamo fermamente che la fede di Cristo ci aiuterà a guarire le ferite delle divisioni inflitte all’unità dei popoli che sono usciti dall’unico fonte battesimale. E oggi, ricordando l’impresa del principe Vladimir, pari agli apostoli, che l’ha battezzata e unita, ognuno di noi offra a questo santo una fervida preghiera per il superamento dell’ostilità, per il regno di una pace giusta e duratura nelle distese della Rus’ storica. Amen! Vi faccio i miei più sinceri auguri per questa festa!».

Secondo lo storico canadese di origini rutene Paul Robert Magocsi il primo regno degli slavi orientali, la “Rus di Kiev” appunto registra almeno 4 diverse versioni storiografiche: quella russa, quella polacca, quella ucraina e infine quella sovietica. Lo studio di queste varianti slave fu iniziato solo nel XIX secolo. 

Senza scendere nei dettagli, consultabili nei testi accademici, si registra il tentativo ucraino di dare vita a una storia dell’Ucraina declinando appunto le vicende della “Rus di Kiev” come origine storica della sola Ucraina. La Rus’ di Kiev fu un’entità monarchica medievale degli Slavi orientali, sorta verso la fine del IX secolo, in parte del territorio delle odierne Ucraina, Russia occidentale, Bielorussia, Moldavia, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia orientali. Considerata il più antico Stato organizzato slavo-orientale, del quale Kiev fu a lungo la capitale, nelle fonti medievali viene chiamata semplicemente Rus’, oppure Terra di Rus’, o appunto Rus’ di Kiev. Questa realtà politica nasce verso la fine del IX secolo lungo le sponde del fiume Dnepr, come risultato dello stanziamento, avvenuto a partire dal secolo precedente, di alcune tribù vichinghe svedesi, chiamate Rus’, in alcune zone dell’Europa nordorientale abitate da tribù slave, finniche, baltiche.

A ritornare sull’argomento di revisione storica il 16 ottobre scorso il Ministero degli Affari Esteri dell’Ucraina in un post scrive: «Nel 988 il principe Vladimir battezzò Kievan Rus e quindi aprì la strada dell’Ucraina verso l’UE». Non solo, si legge che nel «988, il principe Vladimir convertì la Rus’ di Kiev al cristianesimo e decise che avremmo dovuto aderire all’UE. Oggi sosteniamo questa idea», ha chiosato il Ministero degli Esteri nel post sui social media. Notare bene che si parla del 988, cioè mille e 34 anni fa, molto prima che sorgesse una comunità europea, come a dire che l’area del Mediterraneo è ancora Impero Romano.

Seguendo il ragionamento del ministero per gli Esteri ucraino nel 988 esisteva già la UE, quella che per chi si sentisse un po’ confuso in realtà è nata nel 1992 con gli accordi di  Maastricht e prima ancora con la Ceca, Comunità europea carbone e acciaio e poi la Comunità europea.

Il 28 luglio 988, per i russi è il giorno del battesimo della Russia perché il 28 luglio 988, la Rus’ di Kiev divenne Russia cristiana.

Il termine “Rus’ di Kiev” di fatto, con buona pace di tutti, è apparso per la prima volta nella prima metà dell’Ottocento nell’opera dello storico, etnografo, botanico, Mykhailo Maksymovych che spiegava da dove veniva la terra russa, in senso geografico stretto per indicare il principato di Kiev, insieme a frasi come “Russia Rossa” situata diremmo oggi nell’ovest della moderna Ucraina o nel sud-est della moderna Polonia o, ancora, Il Principato di Vladimir-Suzdal” “Rus’ di Suzdal” principato russo dal XII-XIV.

Nella seconda metà del XIX secolo, il termine “Rus’ di Kiev” ha assunto un’ulteriore dimensione cronologica: una delle fasi della storia e della statualità russa. Ricordiamo che le pubblicazioni di Maksymovych comprendono anche una ampia gamma di opere dedicate al folklore e hanno avuto una grande influenza sugli studi folcloristici ucraini, anche in Galizia. Hanno anche creato interesse per il folklore ucraino in altre nazioni slave (soprattutto tra russi, polacchi e cechi) e anche in Gran Bretagna e Stati Uniti di America.

Più tardi, negli anni 50-60 del XIX secolo, gli storici russi iniziarono a usare questo termine in senso puramente cronologico, separando il periodo pre-mongolo della storia russa da quello post-mongolo; una simile terminologia non compare nella storiografia ucraina. Durante l’epoca sovietica, gli storici hanno attribuito altri nomi all’antico Stato russo e i più popolari sono stati “Impero di Rurikovich” e “Rus’ di Kiev” dell’accademico Boris Dmitrievich Grekov nelle opere degli anni ’30 e soprattutto dopo la pubblicazione della sua opera storica del 1939 “Rus’ di Kiev” e “Cultura della Rus’ di Kiev” nel 1944.

E poiché Grekov, sotto Joseph Stalin, dirigeva di fatto tutta la scuola storica sovietica, è grazie a Stalin che la scienza storica ha radicato il termine “Rus’ di Kiev” come nome dell’antico Stato russo, che è stato ripreso dagli autori dei libri di testo scolastici e universitari dell’URSS.

In nessun documento antico, sia di origine russa che straniera, si trova la combinazione “Rus’ di Kiev” ma altre espressioni storiche locali.

Il termine dunque non sancisce la nascita di un popolo ma identifica un area geografica e successivamente una fase storica dell’Europa Orientale. Il processo di rivisitazione storica ucraina è dunque basato su un toponimo geografico piegato in senso nazionalista estremo.

Su queso si sono innestate dinamiche geopolitiche attuali che dall’esperienza di Piazza Maidan ad oggi hanno testo a dividere piuttosto che a unire. Anche progetti culturali e storici che avrebbero dovuto garantire la scientificità della ricerca, tutti registrati pubblicamente dalle diverse amministrazioni di Kiev, sono stati “piegati” a logiche geopolitiche della contrapposizione tra Mosca e Washington: a sponsorizzare la nuova identità ucraina, troviamo USA, Canada, Germania, UE, Polonia e Regno Unito. A questa lista, stanti le tragiche cronache belliche che ciò accompagnato dal 24 febbraio scorso, la Polonia: a partire dal 1 giugno Varsavia ha concesso i mutui a tasso 0% a Lviv, Leopoli, per i residenti polacchi come ci fa sapere la TV polacca. Si tratta di una decisione che ha creato malumore tra gli ucraini non polacchi di Lviv.

G.G.