Intervista ad Alexander Monk, Felix Odey e Mark Lacey, Portfolio Managers, Global Resource Equities, Schroders
Oltre alla questione energetica, il conflitto in Ucraina sta sollevando preoccupazioni sui possibili contraccolpi sulla fornitura di beni alimentari. Quanto è concreto questo rischio?
L’impatto dell’invasione russa, pur colpendo principalmente la popolazione ucraina, pone dei rischi anche per l’approvvigionamento globale di diversi alimenti. Il rischio di carenze di beni alimentari è reale: la Russia infatti non è solo un Paese esportatore di petrolio e gas, come ampiamente noto, ma è anche un importante produttore di commodity agricole. Le sanzioni imposte su Russia e Bielorussia dall’Occidente impatteranno sul commercio di queste commodity, con effetti a catena sui raccolti in tutti i paesi del mondo. Ad esempio, Russia e Ucraina insieme rappresentano il 30% delle esportazioni mondiali di grano, e le potenziali disruption nell’approvvigionamento di grano avranno chiare implicazioni per i consumatori sia a livello di disponibilità che di prezzo.
Quali altri sotto-segmenti lungo la filiera alimentare sono più soggetti a subire l’impatto del conflitto?
La Russia non è solo un importante produttore di grano, ma anche di risorse utilizzate per i fertilizzanti, come azoto, fosfato e potassio. Proprio il mercato del potassio è particolarmente concentrato, con l’80% di tutte le esportazioni proviene solo da tre Paesi, cioè Canada, Bielorussia e Russia. Questi ultimi due pesano per il 40% dell’export totale (dati di Yara). A questo proposito le ultime dichiarazioni dell’azienda di fertilizzanti norvegesi Yara danno un’idea della misura della portata delle potenziali carenze di raccolto causate dalle disruption in ambito agricolo. Secondo Yara, infatti, se non verrà utilizzata un’adeguata quantità di fertilizzanti nella fase imminente, che sarà cruciale per la stagione agricola, i raccolti potrebbero contrarsi anche del 50%.
Quali aree o Paesi rischiano di risentirne maggiormente?
Saranno soprattutto i mercati emergenti a essere colpiti perché sono tradizionalmente i destinatari più importanti del grano russo. Negli ultimi anni, i tre maggiori importatori di grano russo sono stati Egitto, Turchia e Bangladesh.
A essere a rischio sono soprattutto i Paesi che già soffrono per la scarsità di cibo. Se infatti i governi dei Paesi più ricchi (come l’UE) dovessero intervenire nei mercati agricoli introducendo dei sussidi sui prezzi alimentari per limitare l’inflazione, la situazione potrebbe peggiorare al punto da ampliare ulteriormente il divario tra le nazioni più ricche e più povere a livello di disponibilità di beni, con i prezzi che aumenteranno oltre il livello sostenibile dalla popolazione.
Quali sono i fattori e gli squilibri che impediscono al sistema alimentare e idrico globale di essere in grado di assorbire questi shock?
La sicurezza alimentare è già precaria a causa del cambiamento climatico. Tutto ciò accade infatti in un momento in cui gli eventi climatici estremi stanno mettendo sotto pressione i terreni agricoli. Per esempio, l’estate calda e secca del 2021 ha ridotto la produzione di grano del Canada. Studi universitari indicano che anche in uno scenario di aumento delle temperature di 2°C, si prevede una diminuzione del raccolto di mais del 14% e di quello del grano del 12%.
Al tempo stesso la crescita della popolazione mondiale richiede maggiori quantità di cibo. Il recente report sull’impatto dell’IPCC dell’ONU afferma categoricamente che «Con un aumento di 2°C delle temperature, il riscaldamento globale indebolirà progressivamente lo stato di salute dei terreni e i servizi ecosistemici, come l’impollinazione, aumenterà la pressione di parassiti e malattie e ridurrà la biomassa animale marina, mettendo a rischio la produttività alimentare in molte regioni sulla terra e negli oceani».
L’invasione dell’Ucraina e le sue implicazioni sull’offerta di fertilizzanti e beni alimentari accresce ulteriormente la debolezza di un sistema alimentare e idrico precario, con possibili impatti estremamente negativi in tutto il mondo. La mancanza di sicurezza sul fronte alimentare potrebbe diventare a sua volta causa di nuovi conflitti.
Cosa si può fare per rafforzare il sistema e renderlo più resiliente a eventi come la crisi tra Ucraina e Russia?
Rendere più sostenibile il sistema alimentare e idrico è una delle sfide più urgenti del mondo di oggi e deve diventare una priorità a livello globale. È necessario che le aziende responsabili della sicurezza e della sostenibilità alimentare agiscano rapidamente per cercare di prevenire le conseguenze negative di cui abbiamo parlato. Secondo le nostre stime, serviranno 30.000 miliardi di dollari di investimenti entro il 2050 per raggiungere questo ambizioso obiettivo. Questo capitale andrà distribuito lungo tre direttrici strutturali: anzitutto, una maggiore resa ed efficienza agricola, grazie alla tecnologia; in secondo luogo, un cambiamento delle diete a livello globale, con una riduzione del consumo di carne; e infine, una riduzione consistente dei rifiuti e delle emissioni.
Redazione