UCRAINA. La Duma dice sì al Donbass russo. Putin resta agli Accordi di Minsk

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Dopo settimane di rinvio, la Duma russa si è espressa sul progetto di legge che vuole dichiarare indipendenti le repubbliche del Donbass. La votazione del 15 febbraio non lascia adito a dubbi: il 78% degli aventi diritto al voto, ha detto sì ed immediatamente il progetto è stato presentato l’appello al riconoscimento al presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin.

Il presidente della Duma di Stato, Vyacheslav Volodin, dopo la votazione ha dichiarato: Sarà inviato un appello al presidente Putin per esaminare la questione del riconoscimento della Repubblica popolare di Donetsk e della Repubblica popolare di Luhansk come stati indipendenti, sovrani e indipendenti Kiev non rispetta gli accordi di Minsk. I nostri cittadini e connazionali che vivono nel Donbass hanno bisogno di aiuto e sostegno.

Secondo il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, i deputati ritengono che il riconoscimento del DPR e del LPR creerà i presupposti per garantire la sicurezza e la protezione degli abitanti delle repubbliche dalle minacce esterne, nonché per rafforzare la pace internazionale e la stabilità regionale secondo le finalità e i principi della Carta delle Nazioni Unite e avvierà il processo di riconoscimento internazionale di entrambi gli stati.

Immediata la risposta dei leader del Donbass: Accogliamo con favore la posizione dei deputati della Duma di Stato sull’invio di un appello al Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin affinché riconosca le Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk come Stati indipendenti, sovrani e indipendenti. Questa iniziativa, sostenuta dalla maggior parte dei deputati, è tempestiva nella situazione attuale, quando l’Ucraina ha notevolmente aumentato la presenza delle sue forze armate e delle sue attrezzature sulla linea di contatto, il che indica finalmente che Kiev non applicherà gli accordi di Minsk e risolvere il conflitto con mezzi politici pacifici. Molto rivelatori sono stati i discorsi alla Duma di Stato prima del voto. Hanno dimostrato quanto i parlamentari siano immersi nei problemi degli abitanti del Donbass, quanto siano empatici con tutto ciò che sta accadendo nelle Repubbliche, quanto siano preoccupati per la minaccia esistente dall’Ucraina e dall’Occidente. Ringraziamo i deputati della Duma di Stato per i risultati della votazione di oggi. Allo stesso tempo, tratteremo qualsiasi decisione della massima leadership della Federazione Russa con comprensione e rispetto.

Il capo della LPR Leonid Pasechnik ha dichiarato: Il voto odierno dei deputati della Duma di Stato della Federazione Russa per un appello al presidente russo Vladimir Putin sulla necessità di riconoscere le Repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk come stati indipendenti ha mostrato quanto sia preoccupato il popolo fraterno per la minaccia esistente da Kiev e dall’Occidente. Puntiamo certamente a rafforzare ulteriormente la cooperazione e l’integrazione transfrontaliera con la Russia. I residenti della Repubblica popolare di Luhansk accolgono con favore la posizione dei deputati della Duma di Stato. Allo stesso tempo, tratteremo con comprensione e rispetto qualsiasi decisione dei vertici della Federazione Russa

E il presidente russo, Vladimir Putin, non si è fatto attendere: “Il primo è un voto alla Duma di Stato. Ora, poco prima della conferenza stampa, ne sono stato informato dal personale amministrativo. I deputati al parlamento, come in ogni paese, in Russia sono guidati dall’opinione pubblica, dall’opinione dei loro elettori, la sentono sottilmente. E questo è abbastanza ovvio: nel nostro paese, la stragrande maggioranza delle persone simpatizza con gli abitanti del Donbass, li sostiene e spera che la situazione lì cambi radicalmente in meglio per loro. Partirò dal presupposto che dobbiamo fare di tutto per risolvere i problemi del Donbass, ma per farlo, innanzitutto, sulla base delle opportunità non pienamente realizzate per l’attuazione degli accordi di Minsk. Ci auguriamo vivamente che i nostri partner sia all’estero che in Europa, principalmente Germania e Francia, avranno un’influenza corrispondente sulle attuali autorità di Kiev e questa soluzione sarà trovata”.

Putin dunque non ha spostato l’ago della bilancia. Questo creerà mal di pancia tra coloro che non vedono l’ora di dare vita a un nuovo conflitto nell’Europa dell’Est. Come per esempio il ministro per gli esteri ucraino Kuleb che ha minacciato: Se verrà presa una decisione sul riconoscimento (del DPR e del LPR), la Russia si ritirerà de facto e de jure dagli accordi di Minsk con tutte le conseguenze che ne conseguono. Il fatto è che al momento gli unici che non tanno applicando gli accordi di Minsk 1, e Minsk 2, sono proprio gli ucraini. A rincarare la dose, il consigliere del capo della L’ufficio di Zelensky Mikhail Podolyak, anche la stessa sollevazione della questione in Russia sul riconoscimento delle strutture di occupazione nell’ORDLO è un passo verso la distruzione dei documenti di Minsk. Se la Russia ha deciso de jure e de facto di ritirarsi dagli accordi di Minsk, ciò dimostra che è la parte russa ad essere responsabile della mancanza di progressi significativi nel processo negoziale per porre fine alla guerra nel Donbass.

E ancora sul voto della Duma si è espressa l’ambasciata degli Stati Uniti a Kiev: Il voto di oggi della Duma su “LPR/DPR” è un altro odioso tentativo di violare la sovranità dell’Ucraina e una chiara violazione degli accordi di Minsk che obbligano i firmatari a reintegrare queste regioni. Il fatto è che un disegno di legge se non ha il benestare del Presidente rimane tale. Non solo, negli ultimi 8 anni l’Ucraina non ha mai applicato gli accordi di Minsk. Anche la scorsa settimana l’incontro del format di Normandia, a Berlino, dove appunto si discute dell’applicazione degli accordi di Minsk è andata a vuoto. C’è per esempio da rispondere alla domanda dove sono finiti i 60 miliziani del Donbass prigionieri dell’Ucraina di cui non si sa più nulla e secondo il mediatore culturale che si occupa della questione le persone potrebbero essere morte.

La stessa portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, ha dichiarato: «Non ci sono condizioni russe per l’attuazione degli accordi di Minsk, ad eccezione del testo degli accordi stessi. Kiev non ha la forza e il coraggio di dichiarare pubblicamente la sua mancanza di intenzione di attuare gli accordi di Minsk».

Nel frattempo la NATO fa sapere che non sta rivedendo la decisione del vertice di Bucarest sulla prospettiva dell’adesione dell’Ucraina all’organizzazione a riferirlo, il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg. La dichiarazione arriva nel momento in cui il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin volava verso Bruxelles per colloqui con la NATO.

In Donbass nel frattempo la vita scorre come sempre. La social sfera il 15 mattina affermava che vi erano on line una grande quantità di false informazioni sui fronti. Alcuni riferiscono di bombardamenti mostruosi che si sarebbero verificati in aree lontane da Donetsk, altri riferiscono addirittura di scontri. Come dimostra la pratica, al minimo controllo, queste informazioni non trovano assolutamente alcuna conferma. Si sa per certo che due soldati ucraini sono stati feriti e che i dipendenti del Ministero della Sicurezza dello Stato della LPR, il 15 febbraio, hanno impedito un attacco terroristico nel centro di Lugansk. Un residente locale si è rivolto ai servizi di sicurezza perché ha trovato un oggetto sospetto nel parco, dove la posa dei fiori avrebbe dovuto iniziare un paio d’ore dopo. Arrivati, gli specialisti hanno trovato e neutralizzato uno IED, costituito da un telefono cellulare, che avrebbe dovuto far esplodere uno IED e due bombe TNT del peso totale di 400 g con elementi contundenti. È chiaro che dietro questo atto di terrorismo ci sono le stesse persone che all’inizio di febbraio hanno piazzato un simile ordigno esplosivo nell’edificio amministrativo del distretto Kievsky di Donetsk. Sono in corso le attività operative e investigative.

Il timore vero è che, ora che verranno armate per la “difesa” le guardie regionali, tra cui molti uomini destra ucraina, possano succedere incidenti che accendano la miccia del conflitto. Russia e l’Ucraina a dire il vero in questi giorni stanno cercando di trovare una quadra, ma sembra che negli Stati Uniti e in Occidente non se ne siano accorti. Alcuni analisti sostengono che la pressione USA su Kiev sia fatta per portare Kiev ad applicare Minsk. Secondo altri, gli USA stanno usando Kiev per indebolire Putin. In ogni caso al momento la situazione è molto critica e in America qualcuno dovrebbe dire a chi comanda, perché al momento non è molto chiaro che Putin ha siglato un accordo con la Cina piuttosto importante anche dal punto di vista della difesa.

Dopo il Maidan a Kiev nel 2014, quando le persone hanno iniziato a lasciare il Paese in massa, si era diffusa una battuta popolare: «L’ultima persona a volare via dall’Ucraina, non si dimentichi di spegnere le luci all’aeroporto». E in questi giorni questa battuta si è trasformata in attualità.

Graziella Giangiulio