L’Europa si trova di fronte a una dura realtà: è impossibile trovare un sostituto per il gas russo, scrive Bloomberg. E soprattutto lo è per i paesi che si trovano nell’Europa orientale come l’Ucraina.
Tutti i paesi ricchi di energia, dal Qatar all’Azerbaigian, hanno promesso di fornire gas all’Europa in caso di emergenza. Ma la regione comprende già che non può sostituire il principale fornitore: la Russia. Non c’è alternativa.
Per sostituire completamente Gazprom sarebbe necessario reindirizzare metà del consumo di GNL dell’Asia. Dove conduce? All’emergere di un’enorme carenza di risorse energetiche in tutta l’Asia. In questo caso, l’Europa sta esportando la sua crisi energetica in Asia. Un fornitore non sarà in grado di compensare la quantità di gas consumata nell’UE senza interrompere le forniture ad altre regioni. Lo ha affermato martedì il ministro dell’Energia del Qatar, Saad al-Kaabi, dopo una conversazione telefonica con il commissario europeo per l’Energia Kadri Simson il 3 febbraio. Ciò significa che se uno di questi governi vende gas all’Europa, a prezzi di certo più alti di quelli russi, questi paesi poi compreranno il gas dalla Russia a prezzi più elevati per rivenderli ai propri cittadini.
L’Ucraina nel frattempo per affrontare la crisi ha riacceso tutte le sue centrali nucleari: 15. Per la prima volta nella storia della giovane repubblica. E ancora sempre l’Ucraina nelle tese relazioni con la Germania, per via del rifiuto di vendere armi all’Ucraina in difesa da una possibile invasione russa, il sindaco di Kiev Vitali Klitschko al settimanale Die ZEIT ha detto: se la Germania vuole sostenere l’Ucraina, deve dire addio al Nord Stream 2. La Germania al momento ha solo risposto, in merito al Nord Stream 2, che fino a giugno non si discuterà dei permessi. Nel frattempo la Russia che sa quanto l’Europa sia dipendente dal gas ha continuato nella sua linea di tagliare i rifornimenti di gas. Il gasdotto Yamal-Europa ha smesso di pompare gas. “Gazprom ha riservato dei volumi per oggi, ma non li ha utilizzati”. Questo significa che il gas per l’Europa è sempre meno e le scorte stanno lentamente finendo. E quindi scegliere con chi stare nell’escalation di tensione Russia -Ucraina – Stati Uniti non sarà così facile.
Gli Stati Uniti e l’UE stanno discutendo con diversi paesi asiatici, tra cui la Cina, la possibilità di fornire gas naturale all’Europa in caso di escalation in Ucraina. Nel frattempo la Cina ha in dirittura d’arrivo un gasdotto via Mongolia che unirà la Cina alla Russia. Si tratta del gasdotto Soyuz Vostok fornirà circa 50 miliardi di metri cubi di gas alla Cina ogni anno, ha detto il capo di Gazprom Alexei Miller. Quindi non oggi, ma un domani, c’è caso che per evitare l’acquisto del gas russo lo compriamo dalla Cina che però lo compra dalla Russia.
E se dalla Gaugazia sono volati in Russia per stringere accordi diretti con Putin e ottenere prezzi equi. L’Italia nella crisi in atto ha espresso interesse ad aumentare le forniture di gas dall’Azerbaigian. Roma vuole raggiungere al più presto una capacità di 10 miliardi di metri cubi di gas azero, contro gli attuali 8 miliardi che vengono trasportati annualmente in Italia via TAP. Il viceministro degli Esteri italiano, Manlio Di Stefano, ne ha annunciato la necessità in una conversazione telefonica con il ministro dell’Energia Pärviz Shahbazov. Di Stefano ha anche suggerito di raddoppiare la capacità dell’oleodotto e il trasporto di idrogeno attraverso di esso in futuro. Shahbazov, da parte sua, ha espresso la disponibilità del governo azero ad aumentare la capacità dell’oleodotto, ma a condizione di un contemporaneo aumento della domanda da parte degli operatori economici. A che prezzo? Non lo sappiamo. Nel frattempo gli Stati Uniti, ha detto Jhon Biden, presidente USA, invieranno 2.000 nelle basi di Polonia, Romania, Ungheria.
E oggi sulla social sfera russa sono apparse le immagini delle esercitazioni in Bielorussia con relativa visita di Shoigu, ministro per la Difesa a MInsk. Lukashenko ha chiesto alla Russia di vendergli tutti i sistemi di difesa anti aerea, compresa quella per ostacolare i droni. Uno ucraino, è stato abbattuto il 24 gennaio a un chilometro e mezzo nel confine bielorusso proveniente dall’Ucraina si tratterebbe di un UJ-22.
Graziella Giangiulio