Le tensioni tra Ankara e Washington sono aumentate, nonostante il terremoto che ha sconvolto l’Anatolia e la Siria.
Gli Stati Uniti hanno messo in guardia la Turchia dall’esportazione in Russia di sostanze chimiche, microchip e altri prodotti che possono essere utilizzati nello sforzo bellico di Mosca in Ucraina e il ministro degli Interni turco Suleyman Soylu ha attaccato l’ambasciatore americano nel suo Paese, dicendo: «Togliete le vostre sporche mani dalla Turchia. Sono molto chiaro. So benissimo come vorreste creare conflitti in Turchia. Togliete la vostra faccia sorridente dalla Turchia».
Le elezioni parlamentari e presidenziali in Turchia, previste per il 14 maggio, si avvicinano a grandi passi: la retorica del regime di Erdogan, volta a suscitare un sentimento nazionalistico nei confronti del suo elettorato di riferimento, non è una sorpresa. Né lo sono gli interventi accesi dei politici statunitensi, che non vedono di buon occhio l’inaffidabilità della Turchia come alleato della Nato, ma che allo stesso tempo si astengono dal fare qualcosa che potrebbe incrinare irrimediabilmente le relazioni con un Paese che si trova in una posizione cruciale al crocevia tra Europa, Asia e Medio Oriente, riporta BneIntellinews.
Tuttavia, le frizioni esistono e aumentano si tono. Brian Nelson, il più alto funzionario del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti per le sanzioni, ha visitato il 2 febbraio funzionari del governo e del settore privato turco per sollecitare una maggiore cooperazione nell’interrompere il flusso di merci che la Russia può utilizzare per continuare la sua guerra contro gli ucraini.
In un discorso ai banchieri, riporta Reuters, Nelson ha affermato che un aumento pronunciato delle esportazioni verso la Russia, durato un anno, ha reso le entità turche «particolarmente vulnerabili ai rischi di reputazione e di sanzioni», o alla perdita di accesso ai mercati del G7.
Secondo Nelson, «dovrebbero prendere ulteriori precauzioni per evitare transazioni legate a potenziali trasferimenti di tecnologia a doppio uso che potrebbero essere utilizzati dal complesso militare-industriale russo».
In colloqui separati con aziende turche, Nelson ha segnalato “con urgenza” il modo in cui si ritiene che la Russia stia eludendo i controlli occidentali per rifornirsi di plastica, gomma e semiconduttori che si trovano nelle merci esportate e utilizzate dalle forze armate.
L’Amministrazione Biden sta nel frattempo definendo una nuova serie di sanzioni che potrebbe lasciare senza servizi a terra le compagnie aeree russe e bielorusse che volano con aerei di fabbricazione statunitense ed europea negli aeroporti turchi.
La notizia di questa mossa si è diffusa nello stesso momento in cui il ministro degli Interni Soylu ha iniziato a colpire i Paesi occidentali per aver lanciato allarmi di sicurezza su potenziali attacchi terroristici in Turchia, affermando che queste nazioni stavano conducendo una “guerra psicologica” contro la Turchia con l’obiettivo di distruggere la ripresa dell’industria turistica dopo la pandemia. Il massiccio aumento di turisti russi è stato una parte importante del miglioramento delle sorti dell’industria.
Non è dato sapere se Soylu avesse in mente il viaggio di Nelson in Turchia quando ha lanciato i suoi nuovi strali, ma non ha lesinato critiche all’ambasciatore statunitense ad Ankara Jeffry Flake, affermando durante un discorso pronunciato in occasione di un evento ministeriale ad Antalya: «Ogni ambasciatore statunitense che arriva in Turchia si affretta a scoprire come rendere possibile un colpo di Stato in Turchia (…) Mi rivolgo all’ambasciatore statunitense da qui. Conosco i giornalisti a cui avete fatto scrivere articoli», ha aggiunto.
Mentre la Turchia continua a minacciare un veto effettivo contro la candidatura della Svezia alla Nato, contestando, tra l’altro, che Stoccolma non sta facendo abbastanza per estradare i “terroristi” curdi e gulenisti ad Ankara o per impedire agli attivisti di estrema destra di organizzare proteste in cui viene bruciato il Corano, un’altra difficoltà nelle relazioni turco-statunitensi è la richiesta della Turchia agli Stati Uniti di acquisire aerei da combattimento F-16.
Un gruppo bipartisan di senatori statunitensi propone che tale vendita sia vincolata all’apertura della Turchia ad accettare la Svezia e la Finlandia nella Nato. Il 2 febbraio, il gruppo di osservatori Nato del Senato ha redatto una lettera al presidente Joe Biden in cui si afferma che «il Congresso non può prendere in considerazione un futuro sostegno alla Turchia, compresa la vendita di jet da combattimento F-16, fino a quando la Turchia non avrà completato la ratifica dei protocolli di adesione di Svezia e Finlandia». A questa lettera hanno fatto seguito 25 parlamentari che hanno sostenuto questa decisione.
La scorsa settimana il Segretario di Stato americano per gli Affari politici Victoria Nuland ha assicurato al Congresso che l’amministrazione Biden ha chiarito alla Turchia che se non farà passi avanti sull’espansione della Nato, l’aggiornamento degli F-16 non avverrà e non ci saranno ulteriori vendite di caccia F-16.
«Abbiamo fatto presente ai nostri alleati turchi… che abbiamo bisogno del sostegno di questo Congresso per i miglioramenti della sicurezza di cui pensiamo abbiano bisogno, come alleati, gli F16, alcuni dei quali sono vecchi, ma che questo Congresso probabilmente guarderà con molto più favore a questo dopo la ratifica», ha detto Nulan.
Luigi Medici