Polizia sotto processo ad Ankara

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TURCHIA – Ankara 02/01/2015. Si è aperto ad Ankara il processo per 13 ex appartenenti alla polizia turca accusati di aver intercettato Recep Tayyip Erdogan, mentre era primo ministro.

Gli imputati sono accusati di aver fatto spionaggio politico, violazione della privacy, riporta Anadolu. Se colpevoli, rischiano fino 36 anni e sei mesi di carcere, l’udienza si è svolta a porte chiuse. Il processo è scaturito dallo scandalo di corruzione scoppiato nel dicembre 2013 che scosse l’allora governo Erdogan e il suo “circolo ristretto” e in parte basato su intercettazioni telefoniche. Erdogan ha sempre negato le affermazioni riportate, dicendo che le accuse erano state architettate dal suo “nemico politico” Fethullah Gulen, oggi in esilio volontario negli Stati Uniti, per far cadere il suo governo. Secondo l’accusa, i poliziotti sono accusati di aver messo microspie in diversi luoghi utilizzati da Erdogan mentre era primo ministro nel 2011. I dispositivi d’intercettazione sarebbero stati collocati all’interno delle prese di corrente. Secondo Hurriyet, cinque ufficiali di polizia sono ancora latitanti, e che solo otto dei sospettati sono quindi comparsi in tribunale. Tra gli accusati c’è Zeki Bulut, a capo delle guardie del corpo di Erdogan. In una delle intercettazioni, trapelate a febbraio 2014, Erdogan avrebbe detto a suo figlio Bilal di disporre di circa 30 milioni di euro in contanti. Erdogan ha definito le intercettazioni «vile montaggio». Da quando è diventato presidente ad agosto 2014, Erdogan cerca di schiacciare Gulen, che accusa di voler creare uno stato parallelo attraverso la polizia e la magistratura. Una commissione parlamentare turca, il 5 gennaio, dovrà decidere se quattro ex ministri, dimessisi in seguito allo scandalo, dovranno essere processati.