TURCHIA. Le mani di Erdogan su Gaza: replicare il Modello Libia

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Il giornale turco filo governativo Yeni Safak il 17 maggio ha pubblicato un interessante editoriale firmato da quello che fino al dicembre 2020 ne è stato il direttore, İbrahim Karagül, in cui si fa cenno ad una mossa geopolitica che Ankara potrebbe attuare: la Turchia potrebbe attuare un “modello Libia” per Israele, firmando un accordo con l’autorità politica di Gaza, Hamas, per ottenere così l’accesso al mare antistante Gaza e ai diritti energetici al largo della costa di Israele.

Nello specifico, l’editoriale di Karagül, recita così: «Dopodiché, il luogo dove cercare i diritti dei palestinesi non sono le Nazioni Unite e le istituzioni (…) Non si tratta solo di reazioni e meccanismi politici, diplomatici. Deve iniziare il sostegno militare alla Palestina. Bisogna creare dei fronti in tutta la regione.

La Turchia in particolare. Tutti i paesi che sono consapevoli del cambiamento di potere nel mondo e possono leggerne le conseguenze dovrebbero fornire un appoggio militare esplicito o nascosto a questa linea di resistenza incentrata sulla Palestina e stabilire i suoi meccanismi. Strutture di sostegno economico, politico e militare dovrebbero essere stabilite per la Palestina in tutta la regione. Perché poi la resistenza palestinese è una ricerca geopolitica, una costruzione di potere tanto quanto la ricerca di libertà di una nazione. Uno dei fronti più forti del nuovo ordine mondiale sarà la Palestina. Ecco perché le organizzazioni di intelligence devono stabilire e utilizzare tutti i mezzi e i metodi necessari per il sostegno delle armi alla Palestina. La Turchia dovrebbe condurli».

Parole forti di un pezzo sufficientemente colorito nella sua esposizione che non giova sicuramente ai due popoli e che fanno solo il gioco, geoeconomico e geopolitico di Ankara. Karagül attacca gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, definendoli, burattini dell’Occidente e di Israele (alla luce dei non citati Accordi di Abramo, firmati dal primo, e della sua vicinanza all’Occidente, il secondo), esaltando il rinato ruolo della Turchia e la conseguente fine dell’ordine mondiale dell’Occidente.

Il modello Libia può essere fatto risalire all’accordo che la Turchia ha firmato con il Gna di Serraj nel 2019, che ha formalizzato la presenza di jihadisti siriani inviati dalla Turchia e droni in Libia, in violazione, tra l’altro, di un embargo Onu sulle armi.

L’idea promossa dal giornale governativo, il cui editore è l’Albayrak Holding (Berat al Bayrak è il genero di Erdogan ed ex ministro delle Finanze) sostiene che la Turchia potrebbe firmare un accordo con i palestinesi e aiutarli via mare; aggravando una situazione già di per sé critica.

Come riporta il Jerusalem Post, la Turchia sostiene Hamas ospitandone i leader, Il piano di Ankara di collegare la Turchia a Gaza via mare, interromperebbe il progetto del gasdotto tra Israele, Cipro, Grecia e Italia.

L’obiettivo della Turchia sarebbe quello di creare una “patria blu” turca che occupi tutto il Mediterraneo intorno a Cipro, le isole greche e ora le coste di Israele. Ankara vorrebbe, quindi, esattamente come fatto per la Libia, tracci una linea dalla costa turca direttamente a Gaza, un confine comune quindi, tagliando le aspirazioni di Cipro, Israele e Grecia dal gasdotto East Med. Incognita è la postura egiziana: Cipro ha accordi con Egitto e Israele e Grecia ed Egitto hanno accordi e buone relazioni.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio