L’opposizione pornografica turca

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TURCHIA -Ankara 11/02/2014. Dopo giorni di proteste reali e virtuali, la campagna ” Non toccare il mio Internet” è del tutto fallita in Turchia: la  legge su internet, recentemente, entrerà in vigore a breve.

Il disegno di legge è stato approvato in Parlamento ed è dal presidente per la firma. Un suo veto non è ipotizzabile, afferma al Monitor. L’Akp ha fatto passare la legge basandosi su la “tutela della gioventù”. La legge però rischia di essere un boomerang per l’Akp: a differenza delle altre norme e regolamenti restrittivi (quelli su alcol e dormitori ad esempio), questa legge si applica a quasi tutto il paese, elettorato Akp compreso.

Si stima che il 50% dei turchi abbia internet a casa ed in aumento l fenomeno della condivisione “illegale”. L’8 febbraio, anche se i media tradizionali non hanno avuto il coraggio di coprirle, c’erano ancora proteste contro la “legge di Internet” a Istanbul e Ankara. Twitter è in fermento con foto e dichiarazioni di resistenza.  Qual’è il motivo di tanta rabbia? Perché gli oppositori sono stati definiti pornografi e amanti della pornografia dalla stampa pro Akp. Detto questo , la legge su Internet va oltre la pornografia minorile e protezione dei minori, riporta al Monitor. Leggendo le dichiarazioni dei parlamentari e i loro tweet, si potrebbe avere l’impressione che non ci sono regole o controlli su internet in Turchia: niente di più errato:  già 40mila siti sono oscurati in Turchia oggi. Le statistiche ufficiali non sono forniti dal Dipartimento di Telecomunicazioni e comunicazioni: Youtube è stato bloccato per mesi e Vimeo, Daily Motion e World Press sono stati bloccati temporaneo negli ultimi due mesi. Spesso il sito dell’agenzia Firat non poteva essere aperta in Turchia. Ci sono modi per aggirare questi regolamenti ma costano tempo e fatica. 

Cosa c’è di nuovo? Ci sono una serie di ambiguità nella legge: in primo luogo, loda il valore e la segretezza della vita privata e mira a proteggerlo, poi consente che tutte le nostre mappe stradali online, pagine Web, posta elettronica, chat, abitudini di acquisto, deve essere presentate alle autorità ogni due anni. Transazioni finanziarie comprese senza alcun controllo giurisdizionale .

La nuova legge abolisce tutte le pene detentive, ma invece impone multe salate. Inoltre, è una forma di censura discrezionale da parte delle autorità che nonbloccano soloi siti ma anche i contenuti degli stessi, soprattutto, aggiunge l’opposizione, quelli contro l’Akp. Ciò si applica a qualsiasi pagina Web. Le stesse regole si applicano ai di social media, come Twitter e Facebook. La nuova legge, però rischia di far saltare l’intero sistema giudiizario turco. 

Per l’opposizione, la nuova legge non mira esclusivamente a controllare Internet, ma le persone, la loro libertà di espressione e il diritto di accedere alle informazioni. Sarà piuttosto difficile per i turchi a navigare in Internet. E il boomerang potrebbe colpire in pieno Erdogan e l’Akp.