TURCHIA. “I militari turchi devono restare a Cipro”

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Con il fallimento del nuovo ciclo di colloqui su Cipro, il ministro turco dell’Unione europea, Omer Celik, ha ribadito che la presenza dei 35 mila uomini dell’esercito turco nel territorio occupato dell’isola non è in discussione. I colloqui tra il presidente cipriota Nicos Anastasides e il leader turco-cipriota Mustafa Akinci si sono scontrati con l’insistenza della Turchia di mantenere il proprio esercito nel territorio occupato durante l’invasione del 1974, riporta il giornale ellenico The National Herald.

Il quotidiano turco The Daily Sabah riporta che Celik, parlando a una conferenza stampa a Bruxelles, a margine della riunione del Comitato consultivo misto Turchia – Unione europea, ha accusato Anastasiades e i ciprioti del fallimento dei colloqui per il respingimento della loro richiesta sull’esercito turco: «La proposta che esclude la presenza delle truppe turche sull’isola è fuori dal tavolo», ha detto il ministro turco, aggiungendo che l’esperienza passata dimostra che le truppe turche devono essere sull’isola per la sicurezza dell’isola nel suo complesso senza spiegare a cosa si riferisse. I colloqui si tenevano in Svizzera a Crans-Montana, dove neanche l’intervento del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres è servito a qualcosa.

Anastasiades e la Grecia, che insieme a Turchia e Regno Unito garantisco la sicurezza sull’isola, hanno incolpato l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la debacle, dicendo che si era opposto alla Turchia, era stato preparato male e ha dato a Guterres la falsa notizia che un accordo fosse a portata di mano. La Turchia, che si rifiuta di riconoscere Cipro e la vieta alle sue navi e aerei, vuole ancora unirsi all’Ue e Celik ha detto che Ankara deve riesaminare la sua posizione sull’adesione, riporta il giornale turco dopo che i funzionari dell’Ue hanno criticato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan popola vittoria al referendum che amplia i suoi poteri e utilizza leggi speciali contro il terrorismo.

«L’Ue deve comprendere le ragioni alla base della lotta contro il terrorismo della Turchia in un periodo difficile della regione mediorientale, assicurare l’entrata senza visto, sostenere e accelerare il processo di adesione», ha detto Çelik, riferendosi all’accordo sospeso sullo scambio di rifugiati e migranti che include il permesso ai turchi di viaggiare liberamente attraverso l’Ue, l’accesso rapido al l’Unione e a sei miliardi di euro. «La liberalizzazione dei visti è una necessità che produrrà anche risultati positivi riguardanti la sfera delle imprese e ridurrà psicologicamente il divario tra le due parti», ha aggiunto Çelik. Il ministro ha poi aggiunto che 16 capitoli sono stati aperti per i negoziati, mentre 14 sono stati bloccati dal Consiglio dell’Ue e da Cipro: «Prevediamo che gli Stati membri dell’Ue scelgano il più presto possibile la prospettiva dell’amministrazione greco cipriota», ha detto Çelik, aggiungendo che l’Unione è anche responsabile per il processo di adesione della Turchia.

Luigi Medici