Il primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha affermato che nuovi colloqui tra lo Stato turco e il Pkk potrebbero essere possibile dal momento che il governo turco deve gestire una sorta di “insurrezione” nel sud est del Paese.
L’intelligence turca si è mantenuta in contatto con i leader del Pkk negli ultimi anni allo scopo di porre fine ad un conflitto che ha ucciso i più di 400mila persone. I colloqui però si sono interrotti. In una intervista a Kanal 7 trasmessa il 26 settembre Erdogan ha dichiarato che: «C’è una dimensione militare, una di sicurezza che è separata da essa e che continuerà. A parte questo c’è una questione diplomatica, socioeconomica e psicologica». Erdogan ha fatto simili dichiarazioni dopo la richiesta del partito pro curdo Bdp di riaprire i colloqui per evitare una nuova escalation militare. I recenti scontri sono stati i più violenti da quando il Pkk ha preso le armi 28 anni or sono. Il Partito curdo dei lavoratori è considerato un’organizzazione terroristica da Usa, Ue e ovviamente Turchia.
Nel sud est delPaese il Pkk, infatti, ha cercato di accendere una rivolata siile alla Primavera araba che ha scosso il Nord Africa nel 2011 scatenando la reazione su larga scala delle forze armate turche. Lo stesso erdogan ha accusato la vicina Siria in crisi di armare la mano del Pkk minacciando reazioni militari di Ankara. Gli ha fatto eco il Capo di Stato Maggiore, gen. Necdet Ozel, che ha minacciato simili operazioni nel Kurdistan iracheno. dal giugno 2011, il conflitto ha mietuto 700 vittime secondo i darti forniti dall’International crisis group, il prezzo più alto in soli 15 mesi da quando Abdullah Ocalan fu arrestato e imprigionato nel 1999.